Chi è l’appuntato dei Carabinieri di Piacenza Giuseppe detto Peppe Montella accusato di numerose ipotesi di reato.
Sempre più torbide le acque intorno alle figure dei Carabinieri di Piacenza arrestati per aver, ad avviso della Procura, compiuto reati di vario genere mentre indosso avevano la divisa dell’Arma. Stili di vita sproporzionati alle loro effettive disponibilità, racconti aberranti, un sistema che il Gip di Piacenza ha definito come un “romanzo noir”.
Tra gli arrestati figura il nome di Peppe Montella, un carabiniere di 37 anni sposato e con un figlio di 11 anni, che dal 2008 ad oggi avrebbe effettuato innumerevoli acquisti di veicoli a due e quattro ruote e quello di una villa da 250mila euro. Tutto ciò con uno stipendio che annualmente si aggirerebbe sui 31mila euro lordi.
Montella, inoltre, avrebbe raccontato proprio alla sua famiglia di un episodio agghiacciante: quello di una vera e propria caccia ad un uomo di colore che lui avrebbe apostrofato con sommo disprezzo, chiamandolo “neg*o”.
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Piacenza, appuntato dei carabinieri Giuseppe Montella: auto, moto e pestaggi
Un appuntato che nelle carte processuali viene indicato come un “pericoloso criminale”. Peppe Montella ad avviso degli inquirenti era un uomo mascherato da servitore dello Stato, che proprio in forza della divisa avrebbe posto in essere condotte illecite.
Nonostante il modesto stipendio, Montella nell’arco di poco più di dieci anni avrebbe posseduto innumerevoli auto di lusso e moto potentissime. Inoltre, avrebbe addirittura acquistato una villa dal valore di 250mila euro. Queste le circostanze che hanno insospettito gli inquirenti e sul quale il Gip di Piacenza si posto un legittimo dubbio: come mai nessun’altro collega ha dubitato della sproporzione tra il suo tenore di vita ed il ruolo svolto. Le ipotesi di reato contestate a Montella sarebbero ben 50.
Tra glie episodi criminosi imputati all’appuntato anche quello di un presunto pestaggio ai danni di un uomo di colore, episodio che l’indagato avrebbe addirittura riferito al figlio ed alla moglie.
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Di quali reati è accusato l’appunto Giuseppe detto Peppe Montella
Giuseppe Montella, uno dei carabinieri per cui è stata disposta la misura cautelare degli arresti in carcere, è un appunto di stanza a Piacenza, ma di origini campane.
Nelle carte processuali, riporta la redazione de Il Fatto Quotidiano, viene descritto come un pericoloso criminale che per anni ha posto in essere numerose condotte illecite. Avrebbe, secondo gli inquirenti, intrattenuto contatti con personalità di spicco della malavita calabrese e si sarebbe reso autore di pestaggi ai danni di alcuni spacciatori. Proprio circa tale circostanza, riporta Il Fatto Quotidiano, l’appuntato ne avrebbe fatto parola con il figlio raccontandogli l’accaduto.
Ci sarebbe poi un’ipotesi di estorsione perpetrata ai danni di alcuni commercianti nel momento dell’acquisto di una delle sue potenti auto per cui avrebbe corrisposto solo diecimila euro. Stando a quanto riporta Il Fatto Quotidiano, nella documentazione dell’accusa si leggerebbe la trascrizione di un colloquio telefonico di Montella con degli amici in cui si vantava dell’accaduto. “Sono entrato attrezzato. Uno se l’è fatta addosso, letteralmente. L’altro ha reagito e io l’ho fracassato“.
Stando sempre a quanto si legge su Il Fatto Quotidiano, Montella avrebbe avuto la certezza di essere intercettato quando un suo amico avrebbe rinvenuto una microspia sulla sua auto. L’appuntato, appresa la notizia, come prima reazione avrebbe detto all’uomo di recarsi dai carrozzieri che avevano provveduto a verniciare l’auto. L’intenzione era quella di estorcere ai commercianti una confessione. Ossia sapere se le microspie fossero state montate nel momento in cui il veicolo si trovava da loro. In caso contrario li avrebbe pestati.
Gli inquirenti contestano questo suo modus agendi anche in altre occasioni. Ad esempio, l’episodio riguardante lo spacciatore di colore che avrebbe pestato per poi raccontare tutto al figlio di 11 anni.
“Ieri mi sono fatto male – riporta Il Fatto Quotidiano– ho preso uno strappo perché ho corso dietro a un n***o”. Per poi riferire di averlo massacrato di botte una volta preso.
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Neanche il lockdown avrebbe fermato Montella. Nel giorno di Pasqua aveva organizzato una festa in giardino con altre persone. La vicina, accortasi dell’assembramento e della violazione delle leggi allora vigenti, aveva chiamato proprio i carabinieri. Il collega di Montella avrebbe occultato la telefonata, ma l’appuntato voleva sapere chi aveva effettuato la soffiata.
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