Altri dipendenti di un ristorante di Jesolo, dopo un primo caso, sono risultati positivi al Covid-19 e adesso le autorità sanitarie temono una serie di contagi scaturita da un luogo di preghiera.
Altri tre dipendenti di un ristorante di Jesolo, chiuso ormai da giorni, sono risultati positivi al tampone per il coronavirus. Le autorità sanitarie stanno adesso cercando di individuare l’origine del contagio che si teme possa essere scaturito da un luogo di preghiera, dove si sarebbero radunati alcuni cittadini del Bangladesh. Il primo dipendente risultato positivo al Covid, un uomo originario del Bangladesh, ma residente a Jesolo da anni, potrebbe, difatti, aver contratto il virus proprio in un luogo di preghiera. Del caso si stanno occupando le autorità del Dipartimento di prevenzione dell’Ulss 4 in collaborazione con gli agenti della Polizia locale.
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A seguito dei controlli, dopo un primo caso di positività, altri tre dipendenti di un ristorante di Jesolo, in provincia di Venezia, sono risultati positivi al Covid-19. I controlli del Dipartimento di prevenzione dell’Ulss 4 erano scattati nei giorni scorsi, dopo che un cuoco, un uomo originario del Bangladesh, ma residente nel comune in provincia di Venezia, era risultato positivo. L’uomo, come riferisce la redazione de Il Gazzettino, dopo essersi sentito male si era recato prima dal medico e successivamente al pronto soccorso, dove lo staff medico lo hanno sottoposto al tampone. All’esito del test, i tecnici dell’Ulss 4 hanno disposto la chiusura del ristorante ed i controlli per i titolari e tutti i dipendenti, tre dei quali sono risultati positivi, tutti asintomatici.
Adesso le autorità sanitarie stanno cercando di capire, dove il cuoco possa aver contratto il Covid-19, circostanza sulla quale stanno indagando i tecnici dell’Ulss 4 e la Polizia locale. Il timore, come riporta Il Gazzettino, è che l’uomo possa aver contratto il Covid-19 in un luogo di preghiera, dove si riuniscono i cittadini bengalesi di fede islamica. Nel mirino ci sarebbero due zone in particolare, quella di Cortellazzo e quella in via Aquileia, anche se non è esclusa l’ipotesi di un ritrovo di preghiera all’interno di un’abitazione privata. Le autorità temono che questi incontri di preghiera possano essere avvenuti senza il rispetto delle norme anti-Covid, non rispettando, dunque, il distanziamento e l’obbligo di indossare la mascherina.
Se i timori dei tecnici fossero confermati si potrebbe essere innescata una serie di contagi tra i fedeli che hanno preso parte a questi incontri di preghiera.
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Intanto, per i dipendenti positivi è scattato l’isolamento obbligatorio domiciliare e il locale, ora chiuso, come riporta Il Gazzettino, per riaprire i battenti dovrà provvedere alla sostituzione del personale, mentre i gestori hanno già provveduto alla sanificazione degli ambienti.
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