Il giovane da cui è partita la denuncia contro i carabinieri di Piacenza ha raccontato l’incubo vissuto a causa di Montella e dei suoi colleghi
Le indagini che interessano i carabinieri infedeli di Piacenza continuano serrate e raccontano ogni giorno inquietanti storie. H.L. il giovane marocchino di 26 anni, che ha di fatto dato vita alle indagini grazie alla sua denuncia, ha raccontato della sua collaborazione con Montella e i carabinieri della caserma di Piacenza. Il 26enne, intervistato da IlPiacenza, ha ricordato di aver conosciuto l’appuntato Montella quando questi era preparatore atletico di una squadra in cui il giovane giocava nel 2010. Dopo il suo arresto per spaccio nel 2016 il tunisino è stato sottoposto all’obbligo di firma nella caserma di Piacenza e lì ha incontrato di nuovo Montella. In quell’occasione l’appuntato gli ha proposto chiaramente di essere informato nel caso in cui fosse a conoscenza di possibili operazioni “cotto e mangiato” ovvero che non avessero bisogno di indagini lunghe. In cambio il tunisino avrebbe ricevuto denaro e droga con un compenso del 10%.
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Un accordo criminale, portato avanti per ben 3 anni, che ha permesso ai carabinieri di Piacenza di mettere a segno diversi arresti nel mondo della droga. H.L. ha raccontato che ad un certo punto, distrutto dalla droga, si era addirittura inginocchiato di fronte ai carabinieri. Il giovane aveva espresso il suo desiderio di smettere e di poter andare al Sert. Una richiesta che chiaramente Montella e i suoi colleghi non potevano accertare tanto da arrivare a spaccargli il naso più volte e a minacciarlo di morte. È stato a quel punto che il 26enne, spaventato dalla minaccia e con la voglia di cambiare vita si è rivolto al Maggiore Rocco Papaleo.
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Da lì la nascita delle indagini “Odysséus” che hanno portato all’arresto dell’appuntato Montella e di altri colleghi complici del sistema criminale.
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