Crisi, sono 27mila i negozi a rischio chiusura entro l’anno secondo Confesercenti. In primi 5 mesi 2020 vendite crollate del 36% con punte dell’83%
La crisi economica post-covid inizia a mietere i primi dati e le prime vittime. Secondo Confesercenti sono 27mila i negozi di abbigliamento a rischio chiusura per l’anno 2020. Il crollo ha una media del 36% con picchi che hanno raggiunto l’83% del calo delle vendite. Questo dovuto intanto alla crisi generale che ha portato via circa 600mila posti di lavoro e incertezze per il futuro che non stimolano all’acquisto di un bene non primario. Poi va aggiunta la chiusura per due mesi, in un periodo in cui avviene il cambio stagionale. Le consegne primavera-estate per molte attività sono saltate. “Una tendenza negativa – afferma Confesercenti – che insiste su un settore già debilitato: dal 2015 al 2019 le consistenze si sono già ridotte del 6%, per un saldo di 8mila e 400 imprese in meno”.
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Crisi per il settore dell’abbigliamento
Una tendenza che quindi già era presente sul mercato dal 2015 e che a causa dell’emergenza sanitaria ha avuto l’ulteriore colpo. “Si palesa la perdita di un’intera stagione primavera-estate e si verificano anche forti accumuli di scorte. Se non si interviene per sostenere il settore, falcidiato dalla crisi, a fine anno mancheranno all’appello oltre 22mila imprese del commercio di abbigliamento e quasi 5mila di calzature”. Confesercenti fa un po’ i conti, i calcoli di una perdita economica notevole con conseguenze anche nel mercato del lavoro e produzione di altri disoccupati.
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L’associazione rappresentativa chiede l’intervento del governo per sostenere il settore in una fase delicata, per non dire terribile. La stagione dei saldi potrebbe permettere al settore di prendersi una boccata d’ossigeno. I prezzi saranno molto convenienti proprio per recuperare al massimo.
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