Eric Caumes, capo del dipartimento di malattie infettive dell’ospedale Pitié-Salpêtrière, accende il dibattito sul Covid: “Rischiamo un’epidemia ingestibile”
Giovani positivi al Covid “volontariamente” per sviluppare l’immunità di gregge e superare l’emergenza sanitaria: questa la proposta lanciata dell’infettivologo Eric Caumes che lavora nell’ospedale parigino di Pitié-Salpetrière, sulla lotta al Covid-19.
Negli ultimi giorni in Francia c’è stata un’impennata di casi legati al Covid con 1392 nuovi contagi in poche ore, il bilancio più alto in oltre un mese. Secondo i dati diffusi dalle autorità sanitarie francesi, nelle ultime 24 ore si sono avuti 15 decessi. L’aumento dei casi ha fatto salire l’indice Rt a 1,3. Nel Paese si sono registrati nelle ultime 24 ore 22 nuovi focolai. Confermati 187.919 casi di positività, decessi 30.265.
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Il professor Caumes a seguito di questi dati si è espresso a riguardo: “Non possiamo imporre ai giovani la mascherina ovunque e vietare di riunirsi, soprattutto in piena estate. Forse non sarà politicamente corretto, ma io sono sempre più convinto che bisogna lasciare che si contaminino fra loro, a condizione che non abbiano contatti con i genitori e i nonni. Altrimenti i giovani saranno un serbatoio di contagio e ci ritroveremo con un’epidemia ingestibile”.
Caumes, “Anche i giovani però possono avere forme gravi”
Il professor Caumes ha spiegato che in Francia il virus del Covid è ormai una presenza costante e “le autorità, purtroppo non riescono più a controllare certi focolai”. Caumes pensa che “lasciando che i giovani si contagino fra loro, parteciperanno all’immunità di gregge e al rientro a scuola a settembre sarà più gestibile la situazione”. Ciononostante, i rischi legati al Covid-19 non sono da escludere perché – come ammette lo stesso Caumes, “anche i giovani possono avere forme gravi”.
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Come era lecito aspettarsi, Caumes ha ricevuto una sfilza di critiche da parte di altri virologi: “È un’idea straordinariamente cattiva: dovremmo vivere in mondi sigillati, con rigidità in base all’età, è del tutto folle. I giovani incontrano continuamente persone di tutte le età”, il giudizio dell’epidemiologa Catherine Hill ai microfoni di BFM TV.
Bruno Mégarbane, capo dell’unità di terapia intensiva medica e tossicologica dell’ospedale Lariboisièr, ha invece sottolineato che ci sono prove che questo sistema non sia l’ideale: “In Svezia, dove hanno contato sulla circolazione spontanea del virus, l’immunità non è così elevata ed il numero di decessi riferito alla popolazione è molto più importante che in altri paesi europei”.
Si tratta però di una condizione particolarmente difficile in Italia, dove i ragazzi e gli adolescenti trascorrono da sempre le vacanze estive con i genitori e con i nonni, più vulnerabili al virus.
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