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Farouk Kassam, 28 anni dopo il rapimento: “Bisogna affrontare le paure”

A 28 anni dal rapimento avvento a Porto Cervo, Farouk Kassam racconta la sua storia di uomo che guarda con coraggio al futuro. Ma i traumi restano indelebili.

(foto dal web)

Oggi ha 36 anni, ma non può e non vuole dimenticare Farouk Kassam, sequestrato nella sua villa a Porto Cervo il 15 gennaio 1992. Il sequestro di Farouk, avvenuto in presenza dei genitori (che furono minacciati con una pistola e legati con del filo di ferro), fece in poco tempo il giro del mondo. 177 giorni di prigionia ed una lunga trattativa, poi il bambino venne liberato, a seguito del pagamento di un riscatto di 5 miliardi e 300 milioni di lire. Chi lo vide nei giorni successivi alla suo rilascio disse che Farouk era pelle ed ossa, con le gambe indebolite dalla mancanza di movimento e le orecchie piene di colla, stratagemma usato perché non origliasse le conversazioni dei rapinatori.

Ventotto anni dopo, Farouk Kassam ha una vita piena e soddisfacente e ai giornali racconta le sue paure, ma anche la sua speranza per il futuro.

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Farouk Kassam, 28 anni dopo: “Amo ancora questa terra”

“Non ho mai commesso l’errore di rinnegare la Sardegna” dice con sicurezza Farouk. “Non è stata questa terra a ferirmi, è solo il luogo dove si è consumato un fatto grave”. Oggi il bambino, divenuto ormai uomo, vive tra Dubai e Roma, ma non dimentica la terra della sua infanzia e non perde occasione per tornarci. “Credo che le persone debbano affrontare le proprie fobie e conviverci” spiega e si perde nel racconto di un aneddoto piccolo ma significativo riguardo la sua esperienza nella grotta-prigione. C’erano molti topi -racconta-, così tanti che quando tornò a casa chiese a sua madre di comprare delle trappole, perché non riusciva a sopportarne la vista. Poi, anni dopo, espresse il desiderio di avere un criceto: un modo per esorcizzare una pausa che lo aveva attanagliato per anni. “L’unica cosa che ancora oggi mi dà un po’ di ansia è il campeggio” ammette.

Quanto ai suoi sequestratori, Kassam ammette che non riuscirà mai a perdonarli. Essi hanno saldato il loro debito con la giustizia -dice-, ma quello morale è un’altra cosa.

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