Quello di Meredith Kercher è uno dei delitti italiani più noti: il lungo processo ha coinvolto più persone variamente legate alla vittima
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Il 1 novembre del 2007 la povera Meredith viene trovata assassinata nella camera da letto dell’abitazione a Perugia che condivideva con altre coinquiline. Tra queste, Amanda Marie Knox, anch’essa inglese e arrivata in Italia grazie ad un progetto di studi. Sarà proprio Amanda, insieme al suo ragazzo Raffaele Sollecito, a dare l’allarme della macabra scoperta: Meredith infatti è riversa sul letto, sgozzata, in una pozza di sangue.
A partire da questo momento si susseguiranno una serie di indagini, non sempre condotte come sarebbe stato opportuno, che trascineranno Amanda e Raffaele tra la cerchia dei sospettati.
Inizialmente, infatti, le dichiarazioni di entrambi appaiono confuse e poco convincenti; Amanda arriva ad accusare il gestore del locale in cui lavorava, Patrick Lumumba, di essere coinvolto nell’assassinio di Meredith per motivi passionali. L’accusa si rivelerà presto falsa ed Amanda e Raffaele saranno chiamati ad affrontare ben tre gradi di giudizio prima di essere definitivamente assolti.
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Delitto di Perugia: Amanda, Raffaele e Rudy ritenuti complici dell’assassinio di Meredith Kercher
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Intorno alla figura di Amanda l’opinione pubblica si costruisce una personale opinione, parallela al processo, dettata dagli atteggiamenti di impassibile freddezza e ambiguità della giovane. Amanda e Raffaele, inizialmente sospettati di un delitto a sfondo sessuale, vengono affiancati a quello che sarà ritenuto il terzo complice, Rudy Ghuede.
A differenza di quest’ultimo che si avvarrà della formula del rito abbreviato, Amanda e Raffaele affronteranno tutti i gradi di giudizio; condannati in primo e secondo grado, la Cassazione decreterà invece la loro piena assoluzione.
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E Rudy Guede? Condannato per omicidio in concorso con ignoti a trent’anni, ridotti successivamente a sedici, dopo aver presentato richiesta di revisione del processo, mai accordata, ha ottenuto la semilibertà e un lavoro presso il Centro di studi criminologici di Viterbo.
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