Si pensava che il lungo lockdown avrebbe portato degli effetti positivi sul clima e il riscaldamento globale del nostro pianeta. Ma così non è stato
In che modo il Covid e il periodo post lockdown ha influenzato la lotta contro il riscaldamento globale? In realtà molti di noi hanno pensato che il blocco a cui tutti siamo stati soggetti, il blocco del traffico e il fermo delle attività industriali, hanno indotto solo per un breve periodo di tempo delle conseguenze benefiche per il nostro pianeta.
Da febbraio a giugno 2020, le misurazioni su 123 Paesi hanno effettivamente registravano un calo momentaneo compreso tra il -10% e il -30% delle emissioni di anidride carbonica (CO2) e di ossidi di azoto (NOx). Ovviamente questi risultati legati al riscaldamento globale devono essere accompagnati anche da importanti cambiamenti nel comportamento della popolazione mondiale.
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A confermarlo è uno studio pubblicato recentemente su Nature Climate Change che rivela però anche un rapido ritorno alla normalità seguendo dei dati sulla concentrazione di gas serra e in generale di altri inquinanti.
Il team di 14 ricercatori ha valutato i dati di Apple e Google sulla mobilità durante la crisi sanitaria. I risultati mostrano che quasi 4 miliardi di persone hanno ridotto i tagli del -50% in un periodo che si è da febbraio a giugno 2020, provocando una significativa riduzione delle emissioni di CO2 in tutto il mondo. Si tratta di una notizia incoraggiante per la lotta contro il riscaldamento globale, anche se l’impatto della riduzione sarà in gran parte effimero a causa della sua durata limitata.
Lentamente però ora si sta tornando alla situazione di partenza e sarebbe opportuno sfruttare nel modo migliore i piani economici post Covid, investendo in energie verdi e rinnovali. I settori analizzati dai ricercatori sono l’industria, i trasporti e la produzione di energia. Per ristabilire un abbassamento dei livelli di temperatura chiedono in particolare un massiccio investimento nelle energie rinnovabili e una politica che impedisca l’uso di combustibili fossili.
I ricercatori sottolineano che, anche se il blocco fosse stato prolungato fino alla fine del 2021, il suo impatto sul riscaldamento globale sarebbe pari solo a 0,1 gradi centigradi entro il 2030.
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Il periodo dal 2015 al 2019 secondo lo studio citato del Nature Climate Change è stato infatti quello più caldo mai registrato, con la temperatura media a livello mondiale più elevata di +1,1°C rispetto all’epoca pre-industriale. Il tetto massimo a cui gli esperti arrivano sono i 3 gradi, oltre il quale potrebbero presentarsi effetti catastrofici per gli ecosistemi e la società umana.
Secondo Dave Reay, direttore del Centre for Carbon Innovation di Edimburgo, occorre insomma “rinunciare progressivamente e molto rapidamente ai combustibili fossili per non mettere a rischio noi e soprattutto le generazioni future con conseguenze che potrebbero avere risvolti inimmaginabili“.
Un piccolo anticipo di catastrofi naturali lo stiamo già vivendo da diversi anni con cambio degli ecosistemi, alluvioni record, grandinate senza precedenti, tornado e ondate di caldo rovente anche in zone polari o generalmente molto fredde.
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