Hit Parade del passato, ecco le canzoni che hanno animato l’estate del 1988. Ve le ricordate tutte? Riscopriamole insieme.
La musica è lo specchio del tempo. Le canzoni che abbiamo ascoltato recano una traccia di chi eravamo, si legano a ricordi indissolubili, rievocano emozioni passate. Il 1988 regalò al mondo singoli indimenticabili ed un nuovo, inaspettato cantante, che ancora oggi sa emozionarci e farci ballare. Sapete di chi stiamo parlando?
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Il 1988 fu un anno caldo a livello internazionale. Oltre a catastrofi naturali (come l’alluvione ed il violento terremoto che colpirono il Bangladesh) e crisi diplomatiche, la fine degli anni ’80 vide il cessate il fuoco del sanguinoso conflitto tra Iraq e Iran e l’ascesa di George Bush alla presidenza degli Stati Uniti. L’ex capo della CIA, che tanta parte avrebbe avuto nelle future vicende (e scandali) internazionali, registrò una delle vittorie più schiaccianti di sempre contro l’avversario democratico Don Quayle.
In ambito sportivo e culturale, il 1988 fu un anno pieno di sorprese. Al cinema approdò “Chi ha incastrato Roger Rabbit”, una sorta di miracolo tecnologico del tempo. Per la prima volta, infatti, fumetti e personaggi in carne ed ossa interagivano in una sola pellicola. Quello stesso anno, Marco Van Basten realizzava un altro miracolo, questa volta calcistico, segnando quello che da molti è considerato il goal più bello della storia. Nello sci, emergeva finalmente a tutti gli effetti il talento di Alberto Tomba.
In cima alla Hit Parade dell’88 c’erano i Duran Duran, già protagonisti delle classifiche precedenti. La loro “I don’t want your love” fu la canzone più ascoltata dell’anno. A seguire, “A Groovie kind of love” di Phil Collins. Quell’anno, però, tutta l’attenzione era concentrata su George Micheal: l’ex cantante degli Wham! catturò il pubblico con Faith, album da cui è tratto l’omonimo e fortunato singolo.
In classifica c’era poi Tullio De Piscopo che con “Andamento lento” ottenne un fenomenale successo. Il cantante fu tuttavia una meteora nel panorama musicale italiano. Non sarebbe stato così per altri grandi cantanti come Gianna Nannini, che quell’estate cantava “Hey bionda” e, soprattutto, Massimo Ranieri, che trionfò al Festival di Sanremo con “Perdere l’amore”.
Tra i “vecchi” nomi si distinse Whitney Houston con “One moment in time”, mentre tra i nuovi volti fecero la loro comparsa i Guns ‘n Roses, che scelgono come trampolino di lancio l’intensa e ritmata “Sweet child o’ mine”.
Ma la vera rivelazione dell’estate fu il talento tutto italiano di Jovanotti, che dominò la top 10 con ben tre singoli: “Gimme five!”, “Gimme five 2” e “Go, Jovanotti go!”. A dicembre, il giovane rapper avrebbe fatto uscire anche “È qui la festa?”, singolo di grande successo. Quello di Jovanotti fu un fortunato esperimento di marketing, atto a creare uno di quei fenomeni tipiche della musica anglosassone capaci di impossessarsi di un’intera estate e poi scomparire nel nulla. Fortunatamente il giovane cantante sarebbe stato tanto bravo da discostarsi da questa immagine e costruirsi una solida e duratura carriera.
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