Nuovo focolaio nello stabilimento Aia di Vazzola nel Trevigiano. La prefettura ha deciso di non chiudere l’impianto ma di ridurre la produzione del 50%
Riduzione della produzione del -50%, distanziamento fra le postazioni operative e diminuzione del numero di lavoratori per turno. Queste le disposizioni adottate oggi nel corso di un vertice convocato dalla Prefettura di Treviso insieme con le organizzazioni sindacali, autorità sanitarie e municipali del comune di Vazzola (Treviso). Nell’azienda agroalimentare Aia si è registrato infatti un importante focolaio di contagi Covid-19.
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Secondo quanto riferito dall’Ansa nel sito operano 700 addetti fra operatori diretti e maestranze dell’indotto e oggi, dopo i controlli si sono registrati 182 casi di positività sui 560 test eseguiti, tutti asintomatici e in regime di quarantena. I positivi fino a una settimana fa erano 20 su 37 coinvolti, a scopo precauzionale si era così deciso di estendere la verifica a tutti i dipendenti.
Diciotto dei positivi, riporta Treviso Today, erano di rientro dalle vacanze all’estero. Mentre secondo quanto scrive il Corriere della Sera, si contano già 38 contagi tra i familiari dei dipendenti.
La prefettura di Treviso quindi ha deciso di ridurre la produzione del 50% senza chiudere l’impianto per non lasciare a casa i lavoratori negativi. L’interruzione dell’attività di macellazione, è stato infatti sottolineato, comporterebbe l’abbattimento di circa 1,5 milioni di capi di pollame, evento che avrebbe ripercussioni non semplici sul fronte igienico sanitario.
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La prossima settimana sarà eseguito un nuovo screening sui lavoratori dello stabilimento con l’utilizzo delle nuove procedure rapide utilizzate ormai da tempo dalla Regione Veneto, così da dare una rapida risposta ai dipendenti e alle loro famiglie.
Presenti oggi per le verifiche, tra gli altri, il direttore generale dell’azienda sanitaria Ulss n.2 di Treviso, Francesco Benazzi, e il sindaco di Vazzola, Giovanni Zanon.
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