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Inquinamento dei mari, pericolo guanti e mascherine

La Fedagripesca ha denunciato che attualmente i mari sono vessati anche dall’abbandono di mascherine e guanti che si aggiungono alle già presenti 8 milioni di tonnellate di plastica.

(Getty Images)

Del lockdown ne aveva giovato l’ambiente. Le emissioni di CO2, stante il blocco delle attività produttive nonché del traffico veicolare, erano di gran lunga diminuite. La natura aveva riconquistato i propri spazi riappropriandosi di quelle zone da cui lo stanziamento dell’uomo la aveva allontanata. Numerosi gli avvistamenti di specie animali in giro nei centri urbani.

Terminata la quarantena, nel giro di poco tempo, i livelli di inquinamento sono risaliti. Anche le acque, in particolar modo quelle marine, hanno subito un drastico peggioramento delle loro condizioni. Al già tristemente noto fenomeno degli scarichi e delle plastiche, si è aggiunto anche l’abbandono dei dispositivi di protezione individuale: vale a dire guanti e mascherine. A denunciare tale circostanza la Fedagripesca.

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Fedagripesca, mascherine e guanti si aggiungono all’inquinamento da plastiche del mare

(Getty Images)

In mare ogni anno, terminano il loro ciclo di vita ben 8 milioni di tonnellate di plastiche, oggi a queste si aggiungono anche guanti e mascherine. Questo quanto dichiarato dalla Fedagripesca che denuncia il drammatico fenomeno. Si tratta di un ulteriore fonte di inquinamento per i nostri mari già ampiamente bistrattati dalle attività umane. La federazione di Confcooperative si è fatta portavoce delle lamentele giunte dai gruppi di pescatori che quotidianamente battono le coste del Bel Paese.

Uno di loro avrebbe dichiarato che il numero di guanti e mascherine che riporta a galla con le proprie reti è scioccante. Situazione, questa, a cui va posto immediatamente rimedio perché diversamente sarà dura proseguire.

L’inquinamento dei mari è un fenomeno che ogni anno tutte le associazioni ambientaliste denunciano. Tonnellate di questo materiale, che richiede secoli per decomporsi, finisce in acqua arrecando danno all’intero ecosistema. Eppure non tutto sembra perduto, c’è chi nel suo piccolo sta cercando di trovare una soluzione. Come ad esempio realizzare mascherine partendo dalle reti utilizzate per la pesca.

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(Getty Images)

In Italia, numerosi sono i pescatori che sono impegnati da anni nel recupero di materiale plastico. Grazie alla loro attività di raccolta vengono portati via dalle acque salmastre non solo buste, bottiglie e quant’altro di affine, ma anche oggetti di importanti dimensioni definiti attrezzi fantasma.

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M.S.

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