Coronavirus: la testimonianza rivolta agli scettici circa la “reale” esistenza del virus e della possibilità di ammalarsi
A parlare Gaetano Urso, un impiegato delle Poste di Lecco che si è ammalato il 28 febbraio ed è, finalmente, tornato a casa il 5 agosto. Al Tgcom24 il quarantesettenne racconta il suo calvario: dalla scoperta di essere positivo al Covid al coma, dalla terapia riabilitativa alla definitiva guarigione.
Tutto è iniziato il 28 febbraio, quando l’impiegato ha cominciato ad avvertire strani sintomi ed è stato ricoverato in ospedale, nel reparto di Malattie Infettive. Il tampone effettuato ne rileva la positività e, nel giro di pochi giorni, viene trasferito in terapia intensiva a seguito di un peggioramento delle sue condizioni.
Il personale medico dell’ospedale Manzoni di Lecco decide di intubare il paziente; le condizioni dell’impiegato si presentano piuttosto critiche e, lui stesso, dichiara di aver rischiato di morire per ben 2 volte durante il coma: il 7 e il 12 aprile.
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Il Coronavirus esiste: parla un quarantasettenne che ne è uscito dopo 5 mesi.
Ricoverato ed intubato, Gaetano Urso racconta di essere rimasto in coma per ben 84 giorni. Al suo risveglio ha raccontato di non avere avuto idea del tempo trascorso e di come abbia appreso notizia di un suo collega meno fortunato e dell’ansia costante della sua famiglia.
Dopo il coma l’uomo, ancora non in grado di camminare, viene trasferito in un centro riabilitativo a Bellano. Anche la riabilitazione è lunga così come la guarigione completa. Finalmente, il 5 agosto viene dimesso e riabbraccia la sua famiglia.
L’impiegato non manca di ringraziare anche il personale medico e del conforto ricevuto durante questo drammatico periodo che lascia dietro di sè uno strascico; Gaetano ha, infatti, un’insufficienza polmonare e renale, che lo costringe a sottoporsi due volte a settimana alla dialisi, una tetraparesi e una piaga da decubito.
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