Stando ad un recente studio un percentuale della popolazione globale sarebbe a rischio a causa delle inondazioni costiere dovute al riscaldamento globale.
L’Università di Melbourne ha lavorato ad un’interessante ricerca avente ad oggetto l’effetto delle inondazioni costiere, dettate dal riscaldamento globale, sulla popolazione mondiale. Il risultato è alquanto drammatico: secondo gli esperti nei prossimi trent’anni a venire sarebbe a rischio di sopravvivenza ben il 4% dei cittadini. Questi ultimi, infatti, a causa delle mareggiate potrebbero essere esposti a grande pericolo. Quanto alle soluzioni per scongiurare tale possibilità, gli esperti non sarebbero tanto ottimisti.
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Le soluzioni sarebbero poche ed andrebbero attuate anche a stretto giro. Si parla in realtà più che di una cura, di un palliativo. Ed infatti, adattarsi sarebbe l’unico modo per scongiurare il peggio. Stando a quanto affermano gli esperti dell’Università di Melbourne deviando il corso delle acque, migliorando il sistema di alert e nei casi più drastici trasferendo interi centri abitati, forse potrebbe tamponarsi al drammatico fenomeno.
Già perché il problema sarebbe l’innalzamento dei livelli delle acque marine che sarebbe in procinto, da qui ai prossimi trent’anni, di mettere a rischio 23 milioni di abitanti, che si traduce nel 4% della popolazione mondiale. Un processo praticamente irreversibile ed a cui non può porsi rimedio neppure se si riducesse il livello di inquinamento. Quand’anche si riuscissero a mantenere a bada gli innalzamenti della temperatura e non si toccassero i tanto temuti +2°C, in ogni caso anche un incremento di 1,8°C esporrebbe a rischio oltre 50 milioni di cittadini.
Purtroppo, riportano gli esperti dell’Università di Melbourne, le inondazioni si manifesteranno con frequenza crescente. Maggiormente colpiti saranno i Paesi Asiatici come Cina ed India, parte dell’Oceania e alcune coste degli Stati Uniti. Quanto all’Europa le preoccupazioni sono rivolte a Regno Unito, Francia e parte della Germania nord.
La parola d’ordine è, dunque, adattarsi. L’uomo ha il compito di correre ai ripari costruendo strutture in grado di deviare i corsi d’acqua e limitare i possibili danni. Anche sfruttando la stessa natura, ha detto il coordinatore dello studio.
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Il riscaldamento globale, ormai è risaputo, sta esponendo ad un serio rischio il Pianeta e con esso la sua popolazione. I suoi effetti si riverberano su ogni singolo elemento. Esponenziale aumento degli incendi, scioglimenti dei ghiacciai ed innalzamento delle acque, sono solo alcune delle calamità che stanno affliggendo la Terra.
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M.S.
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