Il virologo Fabrizio Pregliasco, intervenuto alla trasmissione Agorà Estate, ha parlato della riapertura delle scuole a settembre e della possibilità di una seconda ondata da Covid-19.
Uno dei timori maggiori, oltre all’aumento dei contagi, in questi giorni è quello legato alla riapertura delle scuole a settembre. Per molti il ritorno tra i banchi potrebbe causare un’impennata dei casi di contagio, già in crescita per via dei focolai individuati in questi giorni in varie regioni del nostro Paese. In merito è intervenuto il virologo Fabrizio Pregliasco, ospite della trasmissione Agorà Estate su Rai3 andata in onda questa mattina.
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“Nella scuola sta succedendo quello che è successo anche nel mio ospedale, e in altri, nel momento dell’emergenza. Avevamo delle indicazioni, e delle difficoltà e complicazioni riguardo alle risorse e al personale. Credo che in qualche modo per le scuole ci saranno dei problemi per attuare le indicazioni migliori, ma bisogna provare perché comunque la scuola sarà uno stress test“. Questo il parere del virologo Fabrizio Pregliasco, intervenuto durante il programma Agorà Estate questa mattina, in merito alla riapertura delle scuole. In tal senso, spiega il virologo, la situazione del ritorno tra i banchi per molti è vissuta come quando, al termine del lockdown, in molti credevano che per andare al bar “ci si dovesse vestire come un chirurgo per un’operazione a cuore aperto“.
Il professor Pregliasco ha poi aggiunto che il Comitato tecnico scientifico ha dato delle indicazioni che costituiscono il meglio, e basterà non improvvisare nel trovare soluzioni che vadano ad abbassare il rischio. Quest’ultimo, secondo Pregliasco, c’è, ma la scuola deve riaprire: “Abbiamo indicazioni da altre nazioni che situazioni di focolaio ci sono state però sappiamo che per fortuna i bimbi si infettano di meno“.
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Infine in relazione al timore legato ad una seconda ondata del virus, Pregliasco afferma che, a suo avviso, ciò non avverrà, ma gli esperti e le istituzioni dovranno lavorare come se questo accadrà. “La capacità dei laboratori (che eseguono i test per il coronavirus, ndr) – conclude il virologo- è sotto stress imponente. Credo che l’elemento determinante è quello di riuscire a monitorare ogni focolaio, però dobbiamo far sì che questi non siano eccessivi. Questo perché la capacità laboratoristica è finita e ad oggi c’è stata una grande capacità dell’Italia di ridurre e spegnere questi focolai“.
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