La Polizia di Stato di Venezia ha arrestato 11 spacciatori di cocaina ed eroina a Jesolo provenienti dal Nord Italia. Ora sono stati però scarcerati
JESOLO – La Questura a Venezia oggi ha presentato in conferenza stampa l’inchiesta lampo della Squadra Mobile diretta dalla Procura della Repubblica con l’ausilio del Servizio Centrale Operativo che ha portato alla cattura di 11 uomini accusati di spacciare droga nella città. Degli arrestati 8 sono nigeriani, pusher provetti che vendevano droga – cocaina ed eroina – nelle piazze del litorale jesolano a turisti, giovani e famiglie.
Le dosi partivano da Torino, mentre gli spacciatori provenivano dalle provincie di Venezia, Padova e Vicenza. Il questore di Venezia, Maurizio Masciopinto, ha parlato di “spacciatori pendolari stanziali” perché pur non essendo della zona – si muovevano con mezzi pubblici come molti lavoratori fanno ogni giorno – avevano ormai conquistato la loro area di spaccio personale.
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La ricerca, sotto la guida del pm Alessia Tavarnesi, è avvenuta per oltre un mese tramite l’uso di droni e telecamere posizionate in zone strategiche della città che hanno ripreso inaspettatamente non solo giovanissimi tra i compratori ma anche una famiglia con un passeggino che acquistava la cocaina. Indice che il pubblico delle droghe “facili” si sta ampliando progressivamente e la forbice generazionale conta ben poco.
“La preoccupazione è che in questo territorio – ha detto il Questore – lo spaccio di droga si sia integrato quasi come uno spazio sociale, come se fosse un elemento complementare alla movida. Ringrazio la Procura della Repubblica perché decidere di sostenere un’attività complessa ad estate iniziata non era facile, neanche come scelta procedurale”.
Presso la Cittadella della Giustizia di Piazzale Roma a Venezia si è svolto, sotto il giudice monocratico Michela Rizzo, il processo per direttissima dei pusher, che proprio per il reato contestato si è concluso con la scarcerazione dopo la convalida dell’arresto: l’unica misura possibile in questo caso è stata quella del divieto di dimora, seppur esteso all’intera regione del Veneto.
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Qualcuno di loro in aula però ha deciso di dare la propria testimonianza diretta sull’accaduto e di come sono state effettivamente gestite le ultime settimane, ammettendo anche gli scambi avvenivano solo tra di loro. Quello svolto dalla procura è stato un notevole lavoro di pedinamento, con postazioni per fotografare i passaggi e anche con le riprese delle telecamere di videosorveglianza. Nuovo processo il prossimo 22 settembre.
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