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Covid-19, quali sono gli animali maggiormente a rischio contagio

Un recente studio avrebbe dimostrato che esistono specie animali maggiormente a rischio contagio da Covid-19: la ricerca è stata eseguita sul oltre 400 genomi.

(S. Hermann & F. Richter-Pixabay)

Il Sars-Cov2 non sarebbe una minaccia solo per l’uomo. Stando ad un recente studio, pubblicato su Pnas, vi sarebbero alcune specie animali esposte alla possibilità di contagio. La ricerca condotta da un team composto da scienziati provenienti da diverse parti del mondo ha analizzato 410 genomi appartenenti ad altrettanti tipi di vertebrati.

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Covid-19 specie animali a rischio di contagio: lo studio

(Getty Images)

Pochi, ma esistenti i casi di contagio da Covid-19 negli animali. Dall’inizio dell’epidemia ad oggi, infatti, sono state registrate alcune infezioni, in particolar modo cani e gatti. Ma quali sono le specie che potrebbero contrarre il virus?  E per quale ragione?

A rispondere a tali interrogativi è intervenuto uno studio, riporta La Repubblica, condotto da un team misto di scienziati, poi pubblicato sulla rivista Pnas. Gli scienziati hanno utilizzato quale campione il genoma di 410 specie per comprendere quale avesse più probabilità di entrare in contatto con il virus. Meglio precisando, hanno effettuato un’analisi specifica sul recettore principale del Sars-Cov2 (l’Ace2) e sulla sua capacità di legarsi ai differenti genomi.

Nella specie umana sono venticinque gli amminoacidi che si legano con la proteina succitata. Sono stati questi amminoacidi al centro della ricerca al fine di vagliarne al loro interno la presenza del recettore nelle differenti 410 specie.

Stando a quanto dichiarato dai ricercatori, riporta La Repubblica, è presumibile che tutti gli animali con quei 25 amminoacidi sarebbero quelli con più alto rischio di contagio. Tra questi, figurerebbero numerosi primati, alcuni dei quali in via d’estinzione, nonché balene, delfini e finanche criceti. Rischio leggermente minore, quello a cui sono esposti gatti, ovini e bovini. Quasi nullo quello per cani, maiali e cavalli.

Ad oggi, non si sa con certezza se effettivamente i pipistrelli siano stati la specie ad aver fatto da tramite tra il virus e l’uomo. Secondo lo studio, potrebbe essere possibile ritenere che nella catena di contatto con l’uomo si siano inseriti ulteriori anelli, perché i mammiferi notturni pare abbiano un basso rischio di contrarre il Sars-Cov2.

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(Getty Images)

Lo studio, però, si è concentrato anche su quelle che potrebbero essere le potenzialità di alcune specie nelle sperimentazioni nonché su quelle che dovrebbero essere le misure per tenerli cautelati.

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