Sulla nota piattaforma Change.org è partita una petizione per vietare la costruzione di un allevamento di ostriche in Gallura, Sardegna.
Spuntano nomi famosi tra i firmatari della petizione che vorrebbe vietare la costruzione di un allevamento di ostriche in Gallura, Sardegna. A sottoscrivere l’iniziativa la nota regista Lina Wertmuller ed anche la conduttrice nonché fervente ambientalista Licia Colò.
Per gli abitanti del luogo, nonché per tutti coloro che hanno deciso di aderire alla raccolta firme, la realizzazione di questo impianto altro non sarebbe che un abominio architettonico. Ed infatti, la sua costruzione dovrebbe avvenire nel bel mezzo di uno degli specchi d’acqua più incontaminati del Mediterraneo.
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Uno scempio cui i cittadini e numerosi nomi noti hanno deciso di opporsi raccogliendo, tramite la piattaforma Change.org, ad oggi 24mila firme. La costruzione di un allevamento di ostriche nella porzione di mare tra l’isola di Figarolo ed il Golfo Aranci rappresenterebbe un deturpamento ambientale di non poco conto.
Questione sulla quale anche il Comune competente e la Regione erano stati investiti lo scorso 3 agosto da parte del Ministero per le politiche Ambientali. Le amministrazioni locali, dal canto loro però, nella risposta sarebbero state lapidarie. L’allevamento e la sua costruzione non presenterebbe alcun impatto.
La querelle si è ora spostata davanti al Consiglio della Regione, ove esponenti dei partiti di opposizione hanno effettuato rilievi ed eccezioni al presidente Solinas. La loro richiesta è la medesima di quella avanza da parte dei firmatari della petizione su Change.org: vietare la realizzazione dell’impianto.
Intanto, la raccolta sulla nota piattaforma prosegue e qualora le firme dovessero raggiungere un numero considerevole di certo l’Amministrazione Regionale non potrà ignorarla. Si tratta, infatti, pur sempre della volontà dei cittadini.
L’Ostricultura, ossia l’attività d’allevamento delle ostriche, è un settore altamente redditizio. Il loro costo è minore di quello di altri mitili, ma la loro qualità nello specifico di quelle Made in Italy, non ha nulla da invidiare a quelle allevate dai cugini d’oltralpe.
La richiesta sul mercato è elevatissima e sono in tanti a volersi buttare a capofitto in questo ambito. Una circostanza confermata dai numeri che vedono l’Italia, in termini di produzione, seconda solo alla Francia. Ed infatti, da che nel 2015 si parla soltanto di 33 tonnellate, oggi si conta che se ne stiano superando le 200.
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Questi i dati che lo scorso anno aveva fornito alla redazione dell’Ansa Eraldo Rambaldi, direttore dell’Associazione mediterranea acquacoltori.
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M.S.
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