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Un uomo di 80 anni è deceduto all’ospedale di Cremona dopo essere stato colpito dalla West Nile, altrimenti nota come febbre del Nilo.
Primo decesso in Italia per febbre del Nilo, virus che si trasmette nella maggior parte dei casi attraverso la puntura delle zanzare e che causa sintomi simili a quelli dell’influenza che possono degenerare andando a colpire il sistema pneumologico. A renderlo noto Giancarlo Bosio, primario di dell’ospedale Maggiore di Cremona, dove il paziente 80enne deceduto si trovava ricoverato da giorni. Stando a quanto riferito dal primario, l’80enne era ricoverato nel reparto di terapia intensiva, dove si trova anche un altro paziente di 70 anni colpito dal virus nei giorni scorsi, le cui condizioni sono in via di miglioramento. Sono 22 i casi di febbre del Nilo registrati in Italia dall’inizio dell’anno, 16 di cui in Lombardia.
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Un uomo di 80 anni è deceduto dopo essere stato colpito dalla West Nile, altrimenti nota come febbre del Nilo. Il virus in questione si trasmette comunemente attraverso il morso di zanzare e può provocare sintomi molto simili all’influenza che possono degenerare andando ad intaccare il sistema pneumologico. Dall’inizio dell’anno nel nostro Paese sono 22 i casi di persone che hanno contratto la febbre del Nilo e quello dell’80enne è il primo decesso in Italia. A rendere noto quanto accaduto, come riferisce l’agenzia Ansa, Giancarlo Bosio, primario di Pneumologia dell’ospedale Maggiore di Cremona, nosocomio in cui è deceduto l’uomo.
Stando alle parole del primario, il paziente era ricoverato nel reparto di terapia intensiva del nosocomio cremonese, dove nei giorni scorsi è giunto un altro soggetto, un uomo di 70 anni, anch’egli affetto da West Nile. Le condizioni di quest’ultimo sarebbero, però, in via di miglioramento ed il 70enne si starebbe riprendendo.
Bosio ha proseguito spiegando che tra il virus ed il Covid-19 non ci sarebbe nessun legame: l’unica circostanza che li lega è che non esiste cura per entrambi. La West Nile è una malattia, conclude Bosio, come riferisce l’Ansa, che non crea grossi problemi, ma in un caso su 150 potrebbe provocare patologie neurologiche.
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Dei 22 casi in Italia, ben 16 erano stati registrati in Lombardia, in particolare nella provincia di Lodi, zona già colpita duramente dall’epidemia da coronavirus. Proprio a Codogno, difatti, è stato registrato il primo paziente affetto da Covid-19. Per queste ragioni, il comune di Lodi aveva disposto interventi mirati di bonifica e disinfestazione.
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