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Musica

La canzone che Battisti dettò in sogno a Mogol e Mango rese immortale

Tra le canzoni scritte da Mogol ce n’è una che cela un segreto. Il compositore la ideò dopo la morte di Battisti, ma fu quella di Mango a consacrarla.

Lucio Battisti (foto dal web)

“L’arcobaleno” è una canzone di Adriano Celentano, se non tra le più note, sicuramente molto conosciuta. Pochi tuttavia sanno che la sua storia è avvolta nel mistero. Nata dal sodalizio tra tre grandi artisti (il testo è di Mogol, la musica di Gianni Bella e la voce di Celentano), la canzone nasce come tributo a Lucio Battisti. Nella sua autobiografia, Mogol racconta di aver fatto “un sogno particolarmente nitido”, in cui il grande cantante -da poco scomparso- gli diceva a chiare lettere che nell’arcobaleno risiede il collegamento tra il nostro mondo e l’aldilà. In seguito a questo inquietante episodio, il cantautore rimase molto turbato ed accettò di parlare con una medium, che tempo prima lo aveva contattato. In un primo momento, Mogol l’aveva liquidata con poco interesse, ma adesso sembrava che lei sapesse qualcosa che a lui sfuggiva. La donna gli disse di essere entrata in contatto con l’anima di Battisti e gli dette alcune indicazioni da seguire per scrivere il testo di una canzone che aveva per tema proprio l’arcobaleno. Ma cosa c’entra Mango con tutto questo?

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“L’arcobaleno”, il mistero dietro alla canzone scritta per Battisti

Mogol e Battisti (foto dal web)

La canzone prese forma in breve tempo. Adriano Celentano se ne innamorò e la registrò nel proprio studio personale. Il successo fu altrettanto immediato. Dal testo della canzone (“Io son partito poi così d’improvviso che non ho avuto il tempo di salutare”) si poteva già evincere che fossero “parole dall’aldilà”, il saluto di Lucio Battisti all’amico di una vita (“Mi manchi tanto amico caro davvero”), ma Mogol non era convinto. Una frase in particolare suonava un po’ irrealistica: “può darsi un giorno ti riesca a toccare”. Come può un arcobaleno, incorporeo, toccarti? In mancanza di alternative, tuttavia, Mogol decise di conservare quel verso nel testo ufficiale.

Mango (Foto dal web)

Svariati anni dopo la pubblicazione della canzone (inclusa nell’album L’emozione non ha voce del 1999), Mango morì. Mogol, che era stato un suo grande collaboratore ed amico, apprese della sua scomparsa mentre stava guidando ed all’orizzonte si profilava un bellissimo arcobaleno. Muovendosi in quella direzione, al cantautore parve che la luce colorata lo stesse toccando e si convinse dunque che non c’era nulla di fittizio nella canzone che aveva scritto. Forse, l’arcobaleno era davvero il punto di contatto con chi se n’era andato.

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