Durante la conferenza stampa in Libano, il premier Conte si è espresso su diversi temi di politica interna ed estera. Sottile la sua critica a Luigi di Maio.
È durata circa un quarto d’ora la conferenza stampa del premier Giuseppe Conte, ospite a Beirut per incontrare le più alte cariche dello stato libanese. Un viaggio di solidarietà nei confronti di un “paese amico”, vessato dalla crisi economica e recente teatro di una deflagrazione di materiale esplosivo.
Durante la sua visita Conte ha affermato che l’Italia è disposta ad aiutare il Libano, ma a delle condizioni. “È un’emergenza a tutto tondo -ha detto- finanziaria e sociale, aggravata dalla situazione sanitaria e dall’esplosione. Senza la prospettiva di un impegno serio delle autorità libanesi e della popolazione civile, la comunità internazionale non può fare nulla”.
Quando gli è stato chiesto di fare un bilancio complessivo della giornata, il presidente ha raccontato di aver incontrato sia esponenti delle forze dell’ordine che della società civile (governo, opposizioni, ordini) con l’intento di avere una visione a tutto tondo della situazione sociale libanese. “C’è voglia di cambiamento ed esigenza di cambiamento delle istituzioni” ed ha auspicato un mutamento nella direzione di una laicizzazione dello Stato.
Al presidente è poi stato chiesto un parere sulla recente morte di Willy Monteiro, il 21enne ucciso a calci e pugni mentre cercava di sedare una lite. Le parole di Conte sono apparse come una mirata critica a Luigi di Maio.
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Conte sul caso Monteiro: “È compito dell’autorità giudiziaria”
“Riguardo al giovane 21enne aggredito dai due fratello. Adesso si discute sull’aggravante dell’ipotesi razziale. Si sente di dare un commento sulla vicenda?”
Alla domanda della giornalista, Conte ha premesso di essere rimasto molto scioccato dalla vicenda. Ha detto di aver preferito agire prima nel privato, in punta di piedi, contattando la famiglia e trovando due genitori dilaniati dal dolore. “Ci tenevo a non essere invasivo, in un momento di estremo dolore” ha spiegato. Poi con molta durezza ha detto che non spetta a lui ma alla magistratura trarre conclusioni riguardo ad una possibile aggravante razziale.
“Non spetta a me farmi carico delle investigazioni giudiziarie” ha detto il presidente del Consiglio. “Io -come primo responsabile del governo- non mi sento neanche di chiedere una punizione esemplare. Spetta all’autorità giudiziaria stabilire le giuste condanne”.
Un chiaro (seppur sottile) riferimento alle dichiarazione rilasciata sui social da Luigi di Maio, che in un post aveva chiesto una “pena esemplare” per i due carnefici.
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