Il medico di Berlusconi parla chiaro: “Con quella carica virale a marzo sarebbe morto”. Il Cavaliere ne è cosciente. Le sue condizioni sono buone
“La carica virale del tampone nasofaringeo di Silvio Berlusconi era talmente elevata che a marzo-aprile non avrebbe avuto l’esito che fortunatamente ha ora. L’avrebbe ucciso? Assolutamente sì. Molto probabilmente sì e lui lo sa”. Questa la rivelazione clamorosa del professor Alberto Zangrillo rilasciata ieri sera al programma Piazza Pulita su La7.
Una notizia questa che conferma le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi che parlavano, appunto, di una carica virale alta emersa nei test fatti al Cavaliere che è ormai ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano da giovedì scorso.
Importante, ha sottolineato Zangrillo, è stato capire che il leader di Forza Italia doveva andare in ospedale: “che doveva andarci in quella fase, che dieci ore dopo poteva essere troppo tardi proprio perché è un paziente a rischio” ha chiarito il professore.
Un messaggio che vuole mandare a tutti e che vale per tutti ha specificato. È necessario che si migliori la tempestività dell’intervento, puntualizza, evitando che i pazienti arrivino in ospedale troppo tardi.
“È molto più importante dare degli indirizzi ai medici di medicina generale piuttosto che fare nuove postazioni di terapia intensiva che speriamo di non utilizzare mai – ha aggiunto -. E poi è fondamentale avere idee molto chiare sul fatto che la tempestività di intervento è fondamentale”.
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Nel collegamento di ieri a Piazza Pulita è stato affrontato anche il tema del negazionismo, fazione alla quale secondo molti il professor Alberto Zangrillo appartiene. Ma lui non ci sta e si difende.
Tutto è partito da quella emblematica frase: il “virus clinicamente morto” che ha fatto tanto parlare esperti ed opinione pubblica. Su questo spiega bene ancora una volta come la pensa e puntualizza: “Forse ho sbagliato tono ma non rinnego il concetto espresso, la malattia è cambiata” ha detto con tono deciso facendo riferimento anche al confronto tv avuto da Lucia Annunziata il 31 maggio scorso.
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“Quel giorno ho risposto a qualcuno che guardava le curve ma non aveva visto i malati che ho curato io” ha chiosato Zangrillo che ci tiene a tenersi lontano dall’appellativo di negazionista a cui molti lo hanno avvicinato. “Non ho mai detto di non seguire le disposizioni anti contagio, non fatemi passare per negazionista”.
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