Uno degli indagati di Villa Inferno a Bologna si costituisce davanti ai guidici e rivela incredibili particolari durante quelle notti “insonne”
All’indomani di quel lustro che decine di persone fomentavano durante la notte nella Villa Inferno di Bologna, emergono nuovi particolari reali. A vuotare il “sacco” ci ha pensato un noto ingegnere romagnolo di 36 anni, accusato come gli altri, di aver “sperperato” coca e sesso al di là dei cancelli di quella lussuosa dimora.
Attraverso l’avvocato Gabriele Bordoni, l’ingegnere ha presentato un’istanza di revoca alla firma, sull’accusa mossa contro di lui, ossia droga in cambio dell’atto fisico. Durante una prima di una lunga serie di interrogazioni giuridiche, l’ingegnere ha spiegato cosa accadesse realmente in quel covo segreto.
“A Villa Inferno ognuno portava la sua coca, ma di denaro non trapelava nulla. Si trattava di una reazione a catena, dove tutti si passavano qualche grammo di cocaina prima della definitiva assunzione”.
L’indagato non rivela alcun nome tra i presenti, durante la conversazione col giudice, neanche quello di Davide Bacci, proprietario della villa e protagonista di quel festino, sempre in compagnia di uno dei candidati alle regionali della Lega, Luca Cavazza. “Eravamo sempre gli stessi” tuona l’ingegnere, mentre si costituisce alla legge, discolpandosi delle accuse mossegli contro.
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Le indagini del gip, intanto continuano. C’è qualcuno tra gli indagati che ha davvero messo in risalto ogni particolare della vicenda, tirando fuori i nomi di tutti i protagonisti, compreso quello dell’ingegnere. “Certo è che lui, l’ingegnere, la droga la passava eccome”.
Così una partecipante di quel festino fa il suo nome e dichiara ogni aspetto raccapricciante all’interno della villa. “Ho visto persone che dopo aver pippato cocaina, formavano delle vere e proprie orge sessuali”.
Il botta e risposta dell’ingegnere non tarda ad arrivare e attraverso il suo avvocato si oppone alla accusa di essere stato protagonista del passaggio “abusivo” di droga e soprattutto di avere avuto rapporti sessuali con una minorenne, invogliata da un sintomo di esaltazione mentale, di intraprendere determinate iniziative.
Al che la Procura prende le redini della situazione e inchioda l’ingegnere, rifacendosi alle parole degli altri indagati e che la cocaina rappresentava per lui un’esca perfetta per arrivare all’obiettivo del sesso.
L’avvocato Bordoni però non ci sta e rimette di nuovo tutto in discussione, puntando deciso sul fatto che la partecipante minorenne abbia smentito di aver subito atti sessuali non consenzienti.
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In attesa di altri sviluppi, il proprietario della lussuosa villa, insieme al politico della Lega e un altro partecipante attivo delle vicende di Villa Inferno hanno ottenuto ad inizio settimana, i domiciliari. Ma si son detti pronti a fare ricorso, attraverso la parola dei loro avvocati. Come si concluderà la vicenda? Si spera, quanto prima.
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