Non ci è dato sapere se dopo la morte del corpo esiste una vita nell’aldilà, ma scientificamente parlando è lecito sapere quali sono le fasi
In molti si chiedono se la nostra anima, dopo la morte abbia una vita nell’aldilà. Il mistero non è stato mai rivelato o magari non lo verremo mai a scoprire. Può essere un argomento di pura ragione religiosa, ma ciò che può interessarci è cosa succede al nostro corpo dopo aver incontrato la morte.
La scelta del destino di un corpo in fase di morte lo può decidere l’interessato sul letto dell’ospedale o di casa, qualche ora prima di esalare l’ultimo respiro oppure può essere un argomento di discussione sulle tavole, in famiglia.
La selezione, al giorno d’oggi ricade principalmente su due “fuochi” che riguardano l’annessione della salma nella bara oppure il processo di cremazione dell’organismo.
In entrambi i casi, il familiare rimarrà per sempre nei ricordi indimenticabili della vita di un proprio caro. Mentre durante la fase di cremazione, si sorpassano tutte le fasi d’evoluzione, fino ad arrivare ad un groviglio di polvere umana nel giro di qualche ora, diverso è il processo che riguarda la degenerazione di un corpo all’interno di una bara.
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Il processo di morte di un corpo, presente in una bara d’asporto e sotterrato, in compagnia delle altre anime pie prevede un lento degenerarsi che porta alla sola presenza di ossa, all’atto della riesumazione, 5 o 6 anni dopo.
Secondo uno studio scientifico, tuttavia esistono delle teorie alle quali un corpo umano si attiene per natura che spaziano tra la decomposizione e la putrefazione dello “spoglio”.
Andando a spulciare tra gli interessi degli addetti, un’ora dopo la morte di una persona, il corpo umano entra nella prima fase, quella del cosiddetto rigor mortis.
Successivamente abbiamo il livor mortis. In questo stadio, il soggetto tende a diventare pallido a causa dell’arresto della circolazione sanguigna. Tale “periodo” è possibile scorgerlo alla perfezione, durante un’eventuale autopsia ed è un processo che può avere una durata anche di 12 ore.
Poi c’è l’algor mortis che va a misurare il calo di temperatura corporea. La velocità di questo particolare processo è data dai fattori ambientali esterni, che giocano un ruolo fondamentale durante la decomposizione.
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Il procedimento che separa il corpo dallo stadio di decomposizione a quello di putrefazione spetta all’azione di piccoli insetti, virus e batteri, presenti nel sottosuolo che condannano la salma allo stato scheletrico.
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