Dal 15 ottobre entreranno in vigore nuove regole sullo smartworking. L’obiettivo del Governo è quello di rendere strutturale questo modello di lavoro e stabilizzare parte (4milioni) di lavoratori da remoto.
Lo smartworking è ormai al centro di ogni discussione relativa al mondo del lavoro per gestire le quarantene di questa fase della pandemia ma anche con un occhio al futuro del paese.
L’obiettivo del Governo è rendere lo smartworking stabile per 4milioni di italiani e per farlo sarà molto probabilmente modificata la legge n. 81 del 2017 che aveva introdotto questa modalità di lavoro agile.
Infatti, questa legge, che rivivrà dopo il 15 ottobre, prevede un meccanismo “rigido” per il quale per attivare lo smartworking è necessaria la preventiva conclusione di un accordo individuale scritto tra l’azienda e il singolo lavoratore.
Vista l’applicazione massiccia fatta in questi mesi e la necessità (e volontà) di continuare a farvi ricorso, sarà lasciato molto più spazio alla contrattazione collettiva, nell’ambito dei contratti nazionali o aziendali.
Al centro del dibattito ci sono temi importanti quali il diritto alla disconnessione, la conciliazione vita-lavoro.
La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo ha convocato il 24 settembre prima i sindacati e poi le associazioni datoriali al tavolo sul lavoro agile.
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Dopo il 15 ottobre non sarà più in vigore il regime semplificato che consente al datore di lavoro di ricorrere allo smart working con una decisione unilaterale, in ragione della situazione emergenziale dovuta alla pandemia.
Oltre alla riforma del meccanismo alla base dello strumento che, con tutta probabilità, passerà dall’accordo individuale alla disciplina collettiva, sarà forse prevista una quota percentuale di ricorso allo smart working, come già fatto dalla ministra della Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, con le direttive per la PA.
In ogni caso, la riforma del lavoro agile è urgente perché dal 16 ottobre i datori di lavoro dovranno ripristinare il meccanismo della legge 81 e saranno necessari degli appositi accordi individuali con i singoli lavoratori per attivare lo smartworking.
Alcuni grandi gruppi hanno già raggiunto accordi a livello di contrattazione aziendale.
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