Scoppia il caso dopo che il Governo ha annunciato sanzioni ai sanitari che rilasciano i certificati di verginità. Oms: “Una forma di discriminazione di genere”
“Siamo decisamente contrari ai test di verginità. È una pratica barbara, arretrata e totalmente sessista ma capita di dover fornire a una giovane donna questo documento per salvarle la vita e per proteggerla perché è indebolita, vulnerabile o minacciata”. Questo dell’appello pubblicato sul quotidiano francese Liberation da parte di alcuni medici e ginecologi francesi e rivolto al Governo che ha annunciato l’intenzione di voler vietare formalmente i certificati di verginità, imponendo sanzioni contro chi li rilascia. Il Governo infatti vuole infatti proibire questa pratica arcaica, nell’ambito di un importante disegno di legge del 2019 sul separatismo religioso.
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L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha espresso pareri negativi e ne propone l’abolizione già dal 2018, perché considerata “dolorosa, umiliante e traumatica, una violazione dei diritti umani delle donne e delle ragazze”. Per rilasciare questo certificato infatti un medico deve esaminare i genitali esterni e l’ingresso della vagina per controllare se l’imene è intatto.
La Francia combatte molto più di altri Paesi europei su tema visto le moltissime famiglie islamiche che vivono lì e in moltissime comunità musulmane il test di verginità è un requisito importante prima del matrimonio, anche se l’OMS ha precisato che non c’è alcun legame tra l’imene e la verginità. Nonostante possa rompersi durante il primo rapporto sessuale, può anche accadere in modo naturale o durante l’attività sportiva, ad esempio.
Certificati di verginità, i medici sono divisi. Alcune testimonianze
Il quotidiano Le Monde ha riportato le visioni tra loro opposte di alcuni operatori sanitari. “Sono casi estremamente rari ma esistono, con più o meno richieste secondo il luogo di esercizio, e si tratta essenzialmente di richieste di origine religiosa. Non c’è alcuna ragione di esigere che la donna arrivi vergine al matrimonio, sono pratiche di altri tempi, una violenza contro le donne che non deve più esistere“, ha detto Joelle Belaisch-Allart, presidente del Collegio nazionale ginecologi e ostetrici.
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Per l’Associazione nazionale centri per l’interruzione di gravidanza e la contraccezione il governo “sbaglia obiettivo prendendosela con i professionisti della Sanità, perché in ogni caso la richiesta di questo certificato è l’occasione di accogliere, valutare la situazione e discutere di queste pratiche con la donna. Questo spazio di parola è utile e deve rimanere possibile. Il divieto non farebbe che negare queste pratiche comunitarie senza farle scomparire“.
Anche il medico Ghada Hatem, ginecologo e fondatore della “Maison des Femmes di Saint-Denis” è contrario: “Non pensavo che questo argomento meritasse di essere legiferato. È un tema molto delicato per noi ginecologi, ma non riguarda migliaia di donne in Francia”, ha detto su France Inter andando contro quanto espresso a gran voce dal Ministro della Cittadinanza Marlène Schiappa, che intende vietare gli attestati e punire i sanitari che li rilasciano.
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