Un 63enne aveva violentato la convivente. Ha ottenuto uno sconto di pena in Appello: la Corte ha valutato che fosse “esasperato” perché lei lo tradiva
MILANO – La Corte d’Appello di Milano ha acceso non poco gli animi ribaltando la sentenza di condanna per un 63enne rumeno accusato di stupro per aver sequestrato sua moglie per una notte in una roulotte, violentandola e picchiandola. L’uomo è stato considerato “esasperato dalla condotta troppo disinvolta della donna che aveva passivamente subìto sino a quel momento”. La Corte d’Appello ha ridotto la pena di otto mesi, passando da 5 anni a 4 anni e 4 mesi.
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La vicenda era avvenuta l’8 giugno 2019 a Vimercate in provincia di Monza, quando l’uomo aveva puntato un coltello al viso della donna, l’aveva percossa e presa a pugni sul viso prima per poi barbaramente violentarla. Questo aveva cominciato a prendersela con la moglie tempo prima perché le imputava “tradimenti con uomini conosciuti su Facebook“.
Per la Corte d’Appello e il difensore l’imputato è “un soggetto mite esasperato”
I giudici milanesi della Corte d’Appello hanno confermato “l’esattezza giuridica dell’imputazione di sequestro” emessa dai giudici monzesi di primo grado. Concordando con il difensore Monica Sala sul dover tenere conto del “contesto familiare e sociale”, per i giudici Francesca Vitale e Marco Maria Maiga “vale la pena di ricordare che quel contesto era caratterizzato da anomalie quali le relazioni della donna con altri uomini, dall’imputato quasi favorite o comunque non ostacolate finché lei rimase incinta di un altro soggetto”.
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Inoltre Monica Sala fa presente che, dagli atti difensivi sul percorso intrapreso in carcere, emerge che l’imputato è “soggetto mite forse esasperato” Aspetto che “se certo non attenua la responsabilità”, per i giudici “è tuttavia indice di una più scarsa intensità del dolo, e della condizione di degrado in cui viveva la coppia”.
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