E’ trascorso parecchio tempo da quel 29 dicembre 2013 che ha posto fine alla vita di Michael Schumacher, arriva un responso
E’ trascorso parecchio tempo da quel 29 dicembre 2013 che ha posto fine alla vita di Michael Schumacher. Un terribile incidente, sciando, a Meribel, a lui che per anni aveva sfidato la sorte e il pericolo, correndo come fanno tutti i piloti. Un destino terribilmente beffardo. Ora che poteva godersi una seconda vita, lontana dalle gioie della vittoria ma anche dal pericoloso che qualcosa potesse andare storto, la tragica vicenda è avvenuta comunque. Da quel dicembre, da quel periodo di Natale che lui aveva pensato di trascorrere in famiglia sulla neve, si è saputo ben poco. Sono trapelate soltanto frasi poco confortanti da due protagonisti con lui della sua carriera: Ross Brawn e Jean Todt hanno affermato soltanto che bisogna affidarsi alle preghiere.
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Schumacher, non ci sono speranze
Poi le parole dell’esperto, drammatiche: “Credo sia in stato vegetativo, il che significa che è sveglio ma non risponde. Respira, il suo cuore batte, è probabile che possa stare seduto e compiere dei piccoli passi se aiutato, ma nulla di più. Ritengo che quello sia il massimo che possa riuscire a fare. Rivederlo come una volta? No, non penso proprio”. A parlare è il Professor Erich Riederer, nome di prestigio della neurologia, attivo all’ospedale di Zurigo.
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Per lui il pilota non si riprenderà più, non lascia spazio alle speranze. Il medico è pessimista. Dopo sette anni non ci veda traccia di miglioramento. Un destino incredibile che si fa beffe di un campione del rischio, a poco tempo dal ritiro definitivo dalle corse.
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M.P.