Nel mondo del lavoro sono in vista alcuni cambiamenti in virtù dell’eventuale proroga dell’emergenza sanitaria. Vediamo quali.
Prima conseguenza di un’eventuale proroga dell’emergenza epidemiologica sarebbe in tema smartworking: di pari passo con la normativa emergenziale rimarrebbero in vigore le regole sul lavoro agile previste oggi per fronteggiare la pandemia.
Dal 16 ottobre, senza nuove regole sullo smartworking, dovrebbero tornare ad applicarsi le regole ordinarie previste dalla Legge n. 81 del 2017. Ciò significa, tra le altre cose, che il lavoro agile o smartworking dovrebbe essere specificamente previsto, come modalità di lavoro, in un accordo individuale tra datore di lavoro e lavoratore.
Tuttavia, avvicinandosi il 16 ottobre e non essendo matura una modifica legislativa sembra molto difficile che questo scenario si compia e sembra auspicabile la proroga dello stato di emergenza.
Peraltro, lo stato emergenziale è anche il presupposto dei protocolli di prevenzione del contagio nei luoghi di lavoro.
Anche per questo motivo sono in molti a chiedere che lo esso perduri almeno fino all’introduzione di nuove norme.
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Proroga dello stato di emergenza e impatto su cig e licenziamenti
La Cig-Covid 19 e il divieto di licenziamento non dovrebbero invece subire modifiche nel caso in cui fosse disposta una proroga dell’emergenza sanitaria.
La cassa integrazione, normata anche da ultimo con i provvedimenti del Governo sulle proroghe, si esaurirà con l’anno.
Il blocco dei licenziamenti, legato anch’esso all’erogazione degli ammortizzatori sociali, avrà fine in ogni caso (anche per le aziende che hanno scelto di fruire delle 18 settimane di cassa integrazione in parte pagate dal datore di lavoro) con il 2020.
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Sebbene non manchi chi auspichi un nuovo blocco che proroghi l’attuale, i costi derivanti da una simile disposizione, insieme alla valenza politica della stessa, fanno immaginare che sia molto poco plausibile.
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