“Alice non lo sa” è uno degli album più celebri di De Gregori. Ma vi siete mai chiesti cosa racconti la canzone che gli dà il nome? Scopriamolo insieme.
Era l’aprile del 1973 quando in tutti i negozi di dischi usciva Alice non lo sa, secondo album in studio di Francesco De Gregori. Il disco ebbe un successo incredibile e costituì una vera e propria rampa di lancio per il talento di De Gregori, fino ad allora conosciuto soltanto per la sua collaborazione con Antonello Venditti. L’album conteneva 12 tracce, alcune di attualità (come “Saigon”, brano di denuncia nei confronti della guerra del Vietnam) altre di semplice rievocazione storica (“1940”), altre ancora improntate alla ricerca di una narrazione più intimistica. Tra questi c’era anche “Alice”, che, oltre a dare il nome all’album, incarnava la più completa espressione del simbolismo degregoriano. Scopriamo insieme il significato di questo celebre brano.
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De Gregori è da sempre maestro del simbolismo. La sua scrittura frammentaria ed immaginifica affascina e confonde da decenni i più affezionati amanti della musica cantautorale. A lungo si è discusso di quale sia il tema portante della canzone “Alice” e la conclusione a cui si è giunti è che non ne esista uno o, meglio, che non esista una vera morale. “Alice” è dunque il racconto di una giornata qualsiasi, narrata attraverso gli occhi inconsapevoli di una bambina, Alice appunto, che “guarda i gatti”, mentre attorno a lei vortica un’umanità febbrile variegata. Il nome della bambina è con molta probabilità tratto dalla favola di Alice nel paese delle meraviglie, cosa che spiegherebbe il suo essere costantemente sovrappensiero.
Mentre Alice guarda i gatti e con fare fanciullesco li immagina vorticare nel sole, svariati personaggi portano avanti la loro vita a sua insaputa. Irene, al quarto piano, medita il suicidio. La sua figura sarà ripresa in brano dell’album che porta il suo nome e narra la stessa storia, ma con un netto cambio di prospettiva. Lili Marlene (vecchio personaggio di un canto di guerra) si fa bella e nasconde gli anni che passano dietro ad un sorriso. Cesare (Pavese, poeta preferito del cantautore romano) aspetta sotto la pioggia la ballerina di cui fu innamorato per tutta la vita. E infine un mercante arabo vive con un “cancro nel cappello” (anche se questa versione sarà inizialmente censurata) e non ha i soldi per pagarsi le cure, ma comunque la sua esistenza con ingenuo entusiasmo. Il ritornello è invece occupato da uno sposo, forse l’unica figura “consapevole” dell’intero racconto, che in una pirandelliana presa di coscienza della realtà che ha intorno decide di scappare dal matrimonio con una donna che non ama. Ma tutte queste cose, immersa nel suo fantastica, Alice non le sa.
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