La criminologa Bruzzone dà la sua versione sull’omicidio di Lecce, “personalità più fragili possono arrivare ad adottare comportamenti autodistruttivi”
Quando in Italia parliamo di “criminologa”, pensiamo automaticamente a Roberta Bruzzone, ormai volto noto per molti non solo per il suo lavoro e il coinvolgimento in alcuni dei più efferati casi di cronaca nera degli ultimi anni, ma anche per le numerose presenze nel piccolo schermo.
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La bionda criminologa è nata a Finale Ligure nel 1973, ha studiato Psicologia Clinica a Torino laureandosi con il massimo dei voti per poi specializzarsi in Psicopatologia Forense all’Università di Genova. Il suo nome è legato al ruolo di consulente della difesa di Michele Misseri, nell’ambito delle indagini per il delitto di Avetrana. Poco prima però Roberta Bruzzone aveva lavorato come consulente anche sulla strage di Erba.
Adesso la donna si esprime in merito all’ultimo atroce delitto di Lecce che ha coinvolto la coppia di fidanzati Daniele De Santis e Eleonora Monta barbaramente uccisi da Antonio De Marco, il 21enne infermiere che aveva vissuto con loro per alcuni mesi durante l’università.
Intervistata da Leggo, Roberta Bruzzone chiarisce come valuta il duplice omicidio della coppia: “È una semplificazione. Siamo davanti a una personalità disturbata, di tipo narcisistico, probabilmente borderline. Credo che il giovane abbia trasformato la decisione di De Santis di riprendersi l’abitazione per vivere con la compagna in una sorta di abbandono”
“Non si credeva parte della coppia, ma della situazione. Vivere con De Santis, stimato in città, lo gratificava. Il mancato rinnovo dell’affitto lo ha fatto sentire escluso, umiliato. Era vendicativo, lo dimostra anche quel messaggio su Facebook. Voleva punire i due fidanzati per far capire che era importante e che non potevano liberarsi così di lui. Le previste torture lo facevano sentire gratificato”.
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Alla domanda se i social possono essere deleteri per creare relazioni pericolose e fasulle la criminologa risponde che “i social possono far credere che ci siano rapporti anche dove non ci sono. Le personalità più fragili possono non elaborare frustrazioni per presunte ma inesistenti relazioni e arrivare ad adottare comportamenti autodistruttivi o, come in questo caso, eterodistruttivi”.
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