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Cronaca

Bambino suicida a Napoli, l’intenzione inquietante dei compagni di classe

Bambino morto suicida a Napoli, il mistero delle password cambiate: si cerca “uomo nero”. Parla anche la madre di un compagno di classe

Jonathan Galindo (foto dal web)

Tra martedì 29 e mercoledì 30 settembre, verso mezzanotte Giovanni, un bambino di soli 11 anni si è tolto la vita gettandosi dal decimo piano della casa dove viveva con la famiglia. È accaduto a Napoli, nella Prima Municipalità. Come riporta la redazione de Il Messaggero, il piccolo si sarebbe lanciato nel vuoto precipitando su un ballatoio interno dopo un volo di diversi metri. A lanciare l’allarme sono stati i genitori che non trovandolo nel suo letto, lo hanno cercato per poi fare la terribile scoperta.

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Dai primi accertamenti pare che prima di togliersi la vita l’11enne abbia lasciato un bigliettino nel quale si scusava con la madre alludendo ad un “uomo nero”. Gli inquirenti sono certi che il piccolo possa essere stato vittima di un “blue whale”, un gioco online che prevede atti di autolesionismo che a volte possono sfociare anche nel suicidio

La famiglia ha chiesto che venga mantenuto il riserbo affidandosi a Maurizio Sica e Lucilla Longone, i loro due avvocati. Ad occuparsi delle indagini sono ora il procuratore aggiunto Raffaello Falcone e il pm Raffaele Tufano.

Parla la mamma di un compagno di classe

Bimbo suicidato a Napoli (foto dal web)

Nel biglietto lasciato dal bimbo prima di morire, come ha riportato sempre Il Mattino, c’è scritto: “Vi amo, ho un uomo incappucciato davanti, non ho tempo”. Un biglietto che avvalora ulteriormente l’ipotesi che il piccolo possa essere stato vittima di un gioco in rete. In particolare si tratterebbe di Jonathan Galindo, un gioco particolarmente folle che istigherebbe al suicidio. Tutto inizia con una richiesta di amicizia da parte di un uomo mascherato da un cartoon che somiglia a uno della Disney.

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In queste ore la Polizia sta ascoltando gli amici e i familiari del bimbo. Parla anche la madre di uno dei compagni di classe dell’11enne e dice che anche il figlio “avrebbe compito lo stesso gesto se lo avessero coinvolto nel gioco”.

Jonathan Galindo (foto dal web)

Nel corso delle prime indagini, sarebbe emerso un insolito particolare per la Polizia: Giovanni avrebbe infatti cambiato le password dei dispositivi usati abitualmente. Il quesito che si pongono gli investigatori, oltre alla ragione della “mancanza di tempo”, è quello relativo proprio alle password. Non è chiaro infatti a chi e perché il piccolo volesse nascondere le sue attività online.

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