Il cashback di stato, misura introdotta per incentivare l’uso della moneta elettronica al posto del cash, è quasi realtà ma non tutto è chiaro e definito.
Il c.d. decreto di agosto ha previsto il cashback come misura anti cash con lo scopo finale di contrastare l’evasione fiscale e in pratica si tratta della restituzione di credito per fare altre operazioni commerciali.
E’ questo un sistema ampiamente noto nella prassi commerciale che dal prossimo 1° gennaio sarà applicato dal stato, di qui la definizione “cashback di stato”.
Già dal 1° luglio è inoltre entrato in vigore l’latro provvedimento anti contante: il credito d’imposta del 30% delle commissioni sull’uso delle carte, spettante ai piccoli esercenti.
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Cosa è chiaro e cosa non lo è riguardo al cashback di stato
Ciò che risulta meno chiaro è l’ambito di applicazione della norma. Cioè non si sa ancora con certezza per quali servizi sarà utilizzabile il cashback.
Unica certezza sembra essere che sono escluse le spese online.
Quanto verrà restituito?
La tesi più accreditata è che il cashback sia pari al 10 per cento da applicarsi però esclusivamente su spese dai 3mila euro in su. Inoltre, sarà quasi certamente previsto un numero minimo di transazioni da effettuare.
Dal prossimo 1° dicembre si attende l’operatività del meccanismo ma non è ancora chiaro quali saranno le modalità di rimborso.
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Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha dichiarato che il rimborso avverrà in due tranche semestrali: una a metà anno in estate, e una a fine anno.
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