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Omicidio di Lecce, il macabro racconto di De Marco dopo l’assassinio

La convalida del fermo per l’assassino reo confesso dell’omicidio di Lecce e la confessione del giovane. Dettagli inquietanti

Daniele De Santis e Eleonora Manta (foto dal web)

Nuovi dettagli inquietanti emergono sull’omicidio di Lecce per bocca dello stesso Antonio De Marco, il 21enne che ha assassinato con 60 coltellate Daniele De Santis e Eleonora Manta. Il giovane che studia per diventare infermiere è reo confesso e più passano le ore e più emergono indizi e dettagli nuovi su un assassinio così efferato.

Dalla Procura è stato spiegato che De Marco è stato fermato perché “probabilmente si accorto di essere seguito” e reale era il suo pericolo di fuga. Il giovane in seguito ai bigliettini trovati nell’appartamento e delle testimonianze dei vicini aveva capito che c’era la “concreta possibilità di essere stato individuato dagli organi inquirenti”.

Il gip del Tribunale di Lecce, Michele Toriello, ha convalidato ieri il fermo e ha disposto l’ordinanza cautelare che ha confermato la detenzione in carcere per duplice omicidio aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà.

Per il gip il delitto è stato “di spietata efferatezza, malvagia e inumana crudeltà” da parte di un individuo che ha realizzato un “raggelante corredo di condotte crudeli e atroci”. Tra queste la pianificata tortura dei due giovani che sarebbe dovuta durare dai 10 ai 15 minuti e il messaggio da scrivere sul muro “con il loro sangue”.

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Omicidio di Lecce, De Santis ha riconosciuto il suo assassino

Antonio De Marco (foto dal web)

Diversi i i dettagli emersi sull’omicidio nel corso del nuovo interrogatorio a De Marco. Il 21enne ha raccontato di essere stato riconosciuto da Daniele De Santis: “Il passamontagna mi è stato sfilato da Daniele il quale poi mi ha riconosciuto – ha ammesso – Ho sentito gridare “Andrea”. Loro non hanno mai pronunciato il mio nome. Indossavo dei guanti che poi si sono strappati perdendone forse uno solo o un frammento”.

Queste alcune delle dichiarazioni fatte dall’ex inquilino di Daniele De Santis e Eleonora Manta davanti al pubblico ministero. Il giovane ha detto che dopo l’omicidio è tornato a casa sua, in via Fleming. Ha dormito tutta la notte e la mattina seguente si è disfatto dei vestiti gettandoli in un secchio dell’immondizia di un condominio vicino. Tra le cose di cui si è disfatto anche un coltello e le chiavi.

Nello zainetto che indossava, come hanno mostrato i fotogrammi che hanno aiutato ad incastralo, candeggina, delle fascette, il coltello e della soda. Ed i biglietti? Scritti un paio di giorni prima del delitto.

“Sono andato a trovare Daniele ed Eleonora convinto di trovare entrambi – ha detto – Quando sono entrato in casa i due erano seduti in cucina”. Daniele alla sua vista si è spaventato perché aveva il passamontagna: “Dopo aver avuto una colluttazione con lui li ho uccisi. Quando ho colpito lui ha cercato di aprire la porta per scappare. Ho ucciso prima lei e poi ho colpito nuovamente Daniele. Dopo aver lottato con loro sono andato via senza scappare perché non avevo fiato”.

Ma oltre alla dinamica quello che colpisce è la pseudo spiegazione dell’omicidio. De Marco ha detto di aver “scatenato la sua irrefrenabile violenza verso vittime occasionali” individuate “senza alcun effettivo collegamento ad un qualsiasi attrito insorto nel corso della loro breve convivenza”.

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Antonio De Marco (foto dal web)

Per tutte queste ragioni a De Marco sono stati negati gli arresti domiciliari. Il gip lo ha definito “un soggetto totalmente inaffidabile”.

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