Vite al Limite. La trasmissione in onda su Real Time, segue le vicende di pazienti patologicamente obesi. La storia di Jennifer e Marissa Jess
Se c’è una cosa che la trasmissione Vite al Limite ci ha insegnato, è che l’obesità non sempre è la conseguenza di un impulso spasmodico ed incontrollato nei riguardi del cibo. I pazienti che abbiamo visto susseguirsi al cospetto del chirurgo bariatrico Nowzaradan sono stati quasi tutti vittime di atroci traumi, abbandonati, lasciati ad affrontare i demoni del loro passato senza una guida specialistica. Il cibo diventa una cura al dolore, non semplice piacere.
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E’ il caso anche di Jennifer e Marissa Jess, madre e figlia provenienti da Bend, nello stato dell’Oregon. Jennifer venne abbandonata dal padre tossicodipendente all’età di cinque anni. Il patrigno abusò sessualmente di lei mentre sua madre, consapevole, non fece nulla per fermarlo. “Ho iniziato a rimpinzarmi” – ha detto. “Era l’unica cosa nella mia vita a cui potevo rivolgermi che mi faceva sentire protetta.”
Ha avuto Marissa da adolescente, a 16 anni. Ha sposato il ragazzo che la mise incinta che, con il tempo, si rivelò molto violento. Riuscì a lasciarlo ma il fidanzato successivo la introdusse nel mondo della droga. La dipendenza da cibo e sostanze stupefacenti le ha fatto perdere la casa, la macchina e il resto dei suoi averi.
Non è andata meglio a Marissa, cresciuta con due genitori disfunzionali, violentata quando aveva solo 14 anni da un uomo più grande. Sempre vicina alla madre, ha iniziato ad adottare i suoi stessi comportamenti malsani nei confronti del cibo.
