Matteo Bassetti, primario al San Martino di Genova, ha parlato dell’attuale quadro epidemiologico ed ha voluto ribattere alle affermazioni di alcuni colleghi sulla similarità dell’odierno frangente con quello di marzo.
Numerose sono le menti illustri per cui attualmente i numeri del Covid-19 in Italia parlerebbero di un ritorno al passato. Nello specifico molteplici sono state le dichiarazioni di virologi ed infettivologi ad avviso dei quali l’attuale frangente sarebbe assimilabile a quello di marzo.
Posizione assolutamente non condivisa dal professor Matteo Bassetti, primario al Policlinico San Martino di Genova del reparto di malattie infettive.
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Covid-19, Matteo Bassetti: “Basta terrorismo, non possiamo dire che si è tornati a marzo-aprile”
“I numeri sono in aumento ed è ovvio se si considera che quotidianamente vengono eseguiti 120mila tamponi. È normale aspettarsi un numero più alto di contagi. La percentuale dei positivi, rispetto ad agosto è cresciuta, ma di pochissimo. Oggi siamo al 2,5%, due mesi fa intorno al 2%. La situazione va monitorata, ma non di certo bisogna fare terrorismo. ” Queste le parole di Matteo Bassetti, primario di malattie infettive al San Martino di Genova, che sanno tanto di frecciata nei confronti di alcuni colleghi.
C’è infatti chi sostiene, si pensi al professor Massimo Galli, che i numeri parlerebbero di un drammatico passo indietro il quale starebbe riportando l’Italia alla situazione di marzo-aprile. Un’idea categoricamente respinta da Bassetti il quale è certo nel ritenere che non si può dire una tal cosa ai cittadini: “Non possiamo dire che si è tornati a marzo-aprile. È necessario consultare i numeri delle terapie intensive che oggi sono circa 300. Ad agosto si è registrato il numero minimo di ricoveri, ossia 50. Ciò significa che in due mesi si è saliti di 250 unità, dato che quindi non può portare al terrorismo psicologico.”, sottolinea Bassetti.
Il professor Bassetti, riporta AdnKronos, parla di un altro aspetto drammatico riguardante proprio le terapie intensive e la possibilità di eseguire ricoveri. Ed infatti, ad avviso del professore attualmente ci sarebbe una netta disparità di trattamento tra positivi al Covid-19 e non.
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L’infettivologo, riporta AdnKronos, ha affermato: “Ci sono pazienti che mi dicono ‘Vorrei avere il Covid’. Perché così avrebbe un letto in ospedale ed in caso anche poter essere ricoverato in terapia intensiva. Attualmente esiste una differenziazione tra malati: quelli di serie A, ossia con Covid, e quelli di serie B ossia gli altri. Questo è un passo errato già commesso e che non si deve ripetere, perché adesso siamo nella fase di convivenza con il virus“.
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