Proseguono le indagini sul caso Viviana Parisi e il piccolo Gioele, e ora spuntano nuovi indizi su cui la procura sta indagando. Al vaglio il pilone e il corpo della donna
Sono passati più di due mesi dal tragico epilogo che ha fatto stare con il fiato sospeso tutta l’Italia, ma comunque proseguono i rilievi e le indagini da parte degli inquirenti in Contrada Sorba a Caronia (Messina), nel tentativo di fare luce sulla morte di Viviana Parisi e del figlio Gioele Mondello, deceduti in circostanze misteriose dopo essere scomparsi lo scorso agosto. Era infatti il 3 agosto quando, percorrendo insieme l’autostrada Messina-Palermo a bordo di un’Opel Corsa, hanno avuto un incidente all’altezza della galleria Pizzo Turdo
Si tratta di un giallo che non è ancora stato completamente sciolto, troppi i dubbi e le cose con chiare sulla dinamica dei fatti. Sicuramente tra le cose ancora da chiarire le due impronte rilevate sul traliccio da cui si ipotizza che Viviana sia precipitata, e la grande distanza tra il corpo della madre e quello del figlioletto al momento del loro ritrovamento. Resta però un’incognita anche sui segni di morsi inferti sul gomito e la caviglia di Viviana, aspetti che la procura non ha mai vagliato.
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Prende quindi quota l’ipotesi dell’aggressione di animali, in particolare di un branco di cani o animali selvatici. Si riparte dunque dai morsi sul corpo della dj torinese, nonostante le indagini siano ancora in fase di stallo. Una ricostruzione che ritiene possibile anche il marito Daniele Mondello: “Chiediamo nuovi esami in alcuni luoghi delle campagne di Caronia dove erano presenti dei cani”, ha scritto l’uomo su Facebook. “Abbiamo notato in una zona la presenza di cani feroci che potevano facilmente uscire da un recinto e abbiamo scoperto che in precedenza i cani erano tre e ora ne erano presenti solo due“.
Al piede della gamba ferita manca anche il calzino, un elemento compatibile con il trascinamento del corpo della donna, mentre il morso al gomito potrebbe essere conseguenza di un tentativo estremo di difesa quando era ancora in vita.
In aggiunta a ciò, la Polizia scientifica ha comunicato al procuratore capo di Patti Angelo Cavallo che le impronte sul traliccio numero 59 di contrada Sorba non sono della quarantatreenne. Le tracce, che originariamente sembravano impronte, “non sono di natura biologica“.
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Le uniche tracce biologiche presenti sul traliccio da cui si pensa si sia suicidata Viviana, si trovano ad un’altezza insufficiente a far pensare ad una morte per caduta: infatti una si trova a 1,30 m. da terra, l’altra a meno di 2 m. Le lesioni sul cadavere di Viviana presenti al torace ed alle vertebre potrebbero così far pensare ad un’aggressione per opera di un ignoto e quindi rispunta la pista del sequestro-omicidio.
Si tratta di uno dei casi di cronaca nera più sconcertanti degli ultimi tempi, attendiamo nuove dichiarazioni da parte della procura di Messina affinché si possa mettere un punto fermo sulle dinamiche di questa duplice straziante morte madre-figlio.
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