Coronavirus. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, fa il punto della situazione dell’Italia riguardo la situazione attuale relativa alla pandemia
Roberto Speranza, ministro della Salute, in seduta alla Camera sottolinea che l’Italia, insieme alla Germania, è il Paese che sta reagendo meglio alla pandemia da Coronavirus e dove la situazione sembra più rosea rispetto al resto dell’Unione Europea. Tuttavia, i dati emersi non devono far allentare lo stato di allerta e concedersi facili cadute di attenzione.
Per questi motivi, il premier Giuseppe Conte firmerà domani un ulteriore DPCM con nuovi protocolli. Prorogato lo stato di emergenza fino al 31 gennaio 2021, introdotto l’obbligo delle mascherine anche all’aperto, conferma della norme di distanziamento sociale ma nessuna ulteriore restrizione verrà adottata nei contronti ai locali e luoghi di ritrovo.
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Coronavirus. I dati che giustificano il nuovo DPCM
Il ministro Speranza sottolinea inoltre che non esiste più, come nei mesi di marzo e aprile, un andamento territoriale definito: il virus colpisce le regioni in egual misura, nessuna di esse può dirsi fuori dai rischi.
Fondamentale da parte dei cittadini è mantenere lo stesso stato di allerta avuto nei primi mesi di diffusione del covid19, evitare assembramenti, assicurare il giusto distanziamento e proseguire con l’igienizzazione e pulizia continua delle mani. Speranza sottolinea inoltre come le misure prese non abbiano niente a che fare con la politica: “Non c’entrano destra e sinistra, sarebbe un grave errore dividersi. Bisogna attenersi alle indicazioni della comunità scientifica.”
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Fondamentale è contenere il numero dei contagi per non far andare in crisi il nostro Sistema sanitario nazionale. Il ministro rivela alcuni dati importanti: “In due mesi siamo passati da 30 ricoveri in terapia intensiva a 323. L’età media dei casi all’inizio della pandemia era di 70 anni. Adesso è di 41 anni. La tendenza non può farci stare tranquilli perchè ad agosto era di 31 anni”.
Sull’apertura delle scuole, Speranza non ha dubbi: “La scelta di tenerle aperte è stata giusta.” I primi dati provenienti dal ministero dell’Istruzione indicano un numero di contagi ancora gestibile. Si parla di mesi di resitenza nell’attesa che un vaccino venga finalmente diffuso. L’Italia è comunque in prima linea su cure e protocolli sanitari.
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