Un amico molto vicino a Pistorius racconta la disperazione dell’atleta paraolimpico condannato a 15 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata.
Era il 14 febbraio 2013 quando Oscar Pistorius sparò all’allora fidanzata Reeva Steenkamp, uccidendola sul colpo. Un fatto che è passato alla storia, sia per l’assurdità delle circostanze (l’atleta paraolimpico raccontò di aver creduto che fosse un ladro), sia per la spettacolarizzazione del suo processo. Durante il primo appello, Pistorius singhiozzò, vomitò e si spinse fino a camminare sui monconi senza protesi per dimostrare la propria vulnerabilità. Questo primo processo, che gli valse una condanna a 5 anni per omicidio colposo, infiammò il Sud Africa, tanto da spingere il secondo grado di giudizio in tutt’altra direzione. Ad oggi, l’atleta deve scontare una condanna a 15 anni di reclusione per omicidio volontario. L’amico Bill Schroder, che è andato a visitarlo alcune volte in carcere, ha rilasciato alcune dichiarazioni per suo conto.
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Caso Pistorius, il racconto dell’amico
“Voglio dire loro che mi dispiace”: queste le parole di Pistorius secondo Bill Schroder (76 anni). L’amico è andato a visitarlo quattro volte negli ultimi anni e ha raccontato di un uomo disperato che si è affidato in extremis a Dio. Pistorius desidera il perdono dei genitori di Reeva, ha spiegato Schroder. “Gli ho detto che se avesse ucciso mia figlia dubito che lo perdonerei” ha poi aggiunto. Sempre secondo quanto raccontato dall’uomo a Mirror, Pistorius non cerca la libertà, ma anzi, la teme. Sa che questa gli porterà necessariamente un contraccolpo.
Pistorius è attualmente detenuto in una prigione di Pretoria che si occupa di detenuti con disabilità. Da qui invoca il perdono dei genitori della fidanzata, che tuttavia non sembrano affatto intenzionati a voler compiere questo passo.
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