Sul suicidio assistito ancora un rifiuto da parte dell’Asl: anche dopo la sentenza sul caso dj Fabo
Ancora rifiuti da parte dell’Asl sulla richiesta di un tetraplegico del suicidio assistito; la richiesta arriva dopo la sentenza della Corte d’Assise di Milano sul caso di Fabiano Antoniani, meglio noto come dj Fabo.
L’istanza all’Asl arriva dopo un incidente autostradale che ha causato all’uomo una frattura della colonna vertebrale. Il grave incidente ha compromesso la possibilità di muoversi, mangiare, bere, parlare ma non la lucidità dell’uomo che ha così deciso di interrompere la sua vita con il suicidio assistito.
La risposta dell’Asl ha innescato anche una reazione da parte dell’associazione Luca Coscioni, in prima linea nel sostegno all’eutanasia, che ha annunciato un’azione legale nei confronti del servizio sanitario.
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Eutanasia: un tetraplegico chiede il suicidio assistito ma l’Asl respinge la richiesta
Un quarantaduenne tetraplegico, a seguito di un grave incidente stradale, ha fatto richiesta alla propria Asl del suicidio assistito ma, nonostante la sentenza sul caso Dj Fabo, si è visto rifiutare la domanda. Attualmente la legge italiana prevede solo la possibilità di avvalersi delle Dat, Disposizioni Anticipate di Trattamento, che consistono nel rifiutare le cure e attendere la morte.
Questa possibilità, tuttavia, non garantirebbe una morte immediata bensì una lunga agonia prima di poter avere l’effetto atteso. Ecco perché il legale dell’associazione Coscioni, Filomena Gallo, sta assistendo l’uomo nell’azione legale intrapresa. Nonostante la sentenza della Consulta del 2019, che aveva stabilito l’assoluzione per chi facilita il suicidio, manca ancora, da parte del Parlamento, una norma che ne regoli le condizioni.
E proprio queste sono le ragioni cui si appella l’Asl. Si attendono, quindi, disposizioni in merito, da parte del Parlamento, affinché possano essere riconosciute sentenze che, a tutti gli effetti, hanno valore di legge.
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