L’epidemiologo Carlo La Vecchia si esprime in materia di Covid, proponendo un confronto con la Spagnola e la Sars: le previsioni sulla curva dei contagi
Carlo La Vecchia, professore dell’Università di Milano e capo dipartimento all’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, effettua un paragone tra l’epidemia di Coronavirus, e quelle di Spagnola e Sars. Per quest’ultime, stando alle parole dell’esperto, le curve avrebbero raggiunto un picco, per poi scendere, risalire ad un picco meno alto, e sparire nel giro di un paio d’anni.
Scopriamo insieme se sarà così anche per l’epidemia di Covid-19.
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Il docente Carlo La Vecchia, in merito all’epidemia di Coronavirus, ha parlato di un calo prevedibile per la fine dell’inverno, o comunque entro il secondo semestre del prossimo anno. Tuttavia, come da lui stesso accennato, “l’arrivo di un vaccino cambierebbe lo scenario, in caso il virus contrario si ridimensionerà comunque, perché scende la quota di persone suscettibili all’infezione“. A quel punto, dunque, si tratterebbe di una malattia endemica, che cioè colpisce un numero ben più limitato di persone.
Quando gli viene chiesto di attuare un paragone con l’epidemia di Spagnola e con la Sars, l’esperto risponde così: “Questo Coronavirus è simile come famiglia alla Sars, ma si comporta in altro modo. La Sars era più grave, e quando nessuno se l’aspettava scomparve“. La Spagnola, invece, si rivelerebbe come una malattia totalmente diversa: colpiva moltissimo i giovani, che invece sembrerebbero “risparmiati” dal Coronavirus.
E, a proposito del Covid-19, le parole dell’epidemiologo appaiono rassicuranti: secondo le sue constatazioni, non ci troviamo affatto di fronte ad un’epidemia che possa decimare le persone, come accaduto nel passato: “Questo Sars-Cov-2 è stabile, caratteristica che facilita la messa a punto del vaccino. Oggi, fatta eccezione per le persone molto fragili, nella stragrande maggioranza dei casi non porta a morte“.
E, in merito all’attuale risalita dei contagi, il professore ci rassicura del fatto che la carica virale è notevolmente diminuita, e non più allarmante come durante il lockdown: “L’impatto stavolta è stato di molto inferiore in virtù dell’atteggiamento adottato. Siamo spaventati per quel che è accaduto in primavera, ma qui c’è un virus responsabile ora del 2-3 per cento dei decessi“.
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