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Inquinamento nel Mar Mediterraneo: i dati del progetto AdriCleanFish

Nell’ambito del progetto AdriCleanFish è stato monitorato l’inquinamento da rifiuti nel Mediterraneo: i risultati sono allarmanti.

(Getty Images)

Tramite il progetto AdriCleanFish è giunta una negativa conferma. Il Mar Mediterraneo sarebbe una delle aree più fortemente compromesse dall’impatto delle microplastiche. Il progetto, realizzato grazie ai finanziamenti al Ministero delle Politiche Agricole, è stato condotto dalle Università di Siena e della Ca’Foscari di Venezia, in collaborazione con le determinanti figure dei pescatori.

Per lo studio sono stati individuati tre porti del versante Adriatico; quello di Civitanova, quello di Macerata e quello di Chioggia.

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AdriCleanFish, il Mar Mediterraneo inquinato dalle microplastiche: i risultati del progetto

(Getty Images)

Il Mediterraneo, uno dei più grandi bacini di biodiversità del Pianeta, sarebbe al contempo quello più inquinato dalle microplastiche. A stabilirlo i risultati delle analisi condotte nell’ambito del progetto AdriCleanFish che per la prima volta ha visto, oltre che esperti e scienziati, partecipare sul campo anche i pescatori.

Dalla ricerca sarebbe emerso, riporta la redazione di Rinnovabili, che la stragrande maggioranza dei rifiuti proverrebbe dalla terra ferma, ma non poca sarebbe la quantità invece di microplastiche derivanti dalle attività di navigazione. Dai dati rilevati si è altresì evinto un altro fattore inquietante, ossia che tutti i pescatori portano a galla rifiuti e che almeno il 20% dei prodotti ittici, ergo pesci, hanno inghiottito ed assimilato plastiche. Proprio di tale ultimo materiale sarebbe pregno il Mediterraneo, che nello spettro dei materiali risulta, lo annovera per il 70%.

Gli esperti dell’AdriCleanFish hanno sottoposto a verifica quelle che sono le specie ittiche maggiormente consumate: acciughe, nasello e sardine. Di essi hanno valutato lo stato di salute riscontrando la presenza di plastiche in ben 2 pesci su 10, riporta Rinnovabili. Bassissimo il rischio da parte dell’uomo di assimilare tale materiale, considerato che quand’anche il pesce ne possegga parti nell’intestino, di norma questo prima del consumo viene eliminato.

A rappresentare una vera svolta nell’ambito della ricerca, la partecipazione attiva dei pescatori i quali ricoprono un ruolo di preminente importanza. Sono stati loro a raccogliere il materiale in seconda battuta analizzato. Inoltre, sono stati loro i protagonisti del documentario realizzato per mostrare le attività svolte. Una scelta comunicativa che vuole sensibilizzare la popolazione sul tema, come anche la somministrazione di questionari a livello nazionale. Da questi è emerso che oltre il 43% dei pescatori riporta a galla spazzatura. La totalità di essi, invece, ritiene che lo smaltimento dei rifiuti sulle navi invece sia complicato, stante anche la difficoltà nel trovare a terra luoghi dove poi smaltirli.

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(Getty Images)

Per arginare il fenomeno dell’inquinamento dei mari serve maggior consapevolezza nella popolazione nonché una forte educazione al rispetto dell’immensa fonte di vita che rappresenta l’acqua.

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M.S.

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