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Covid 19

Covid19. I quattro scenari possibili, ipotizzati dall’ ISS. Calcolo sull’indice Rt

Covid19. L’Istituto Superiore della Sanità ha previsto quattro possibili scenari in cui potremmo incorrere in base all’indice Rt relativo alla diffusione della pandemia

Covid (foto dal web)

Controllato speciale dell’ ISS è l’indice Rt, cioè un dato che rappresenta il numero medio delle infezioni prodotte da ciascun individuo contagiato dopo l’applicazione delle misure di contenimento. E’ in poche parole un indice di trasmissibilità.

In base al suo andamento, gli esperti hanno ipotizzato quattro possibili scenari a cui potremmo dover far fronte, dal meno grave al più impattante.

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Covid19. I 4 scenari ipotizzati dall’ Iss

Coronavirus (Foto dal web)

Nel primo scenario si prende in considerazione l’idea che ci possano essere dei focolai localizzati e facilmente gestibili, una situazione che potremmo descrivere simile a quella avuta durante i mesi di luglio e agosto 2020, in cui gli Rt regionali sono stati sopra la soglia solo per periodi circoscritti ma sempre inferiore a indice 1 / mese. Si pensa che le trasmissione nelle scuole possa essere di lieve entità.

Il secondo scenario inizia ad essere un po’ serio. La trasmissibilità è  più dilagante ma ancora gestibile dal Sistema Sanitario Nazionale. L’indice Rt regionale varierebbe tra Rt=1 e Rt=1,25. Questo potrebbe comportare una diffusione del contagio lenta (2/4 mesi) senza sovraccaricare le strutture d’assistenza.

Il terzo scenario è più preoccupante. Si parla di un indice Rt che varia tra Rt=1,25 e Rt=1,5. La trasmissibilità è sostenuta, si temono rischi gravi per il Sistema Sanitario con un’incidenza sulle strutture assistenziali. Qualora il virus dovesse diffondersi in maniera massiccia anche tra le classi più giovani, si riuscirebbe a proteggere a dovere i più anziani ma con un margine di tempo più ristretto.

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(Getty Images)

Il quarto scenario è decisamente il peggiore in assoluto e il meno auspicabile. L’indice Rt regionale dovrebbe essere maggiore di 1,5. Si verificherebbe un esponenziale aumento dei casi e il collasso dei servizi assistenziali entro 1 mese / 1 mese e mezzo, senza la possibilità di tracciare l’origine dei casi nuovi.

Gli esperti quindi sottolineano come proteggere adesso le classi più fragili sia un imperativo categorico e che la prevenzione rimane un’arma estremamente efficace.

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