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Covid-19: l’immunità di gregge non può fermare il virus

Sono 80 gli scienziati che bocciano l’immunità di gregge naturale. Il virus non si fermerebbe anzi, tornerebbe ad ondate ricorrenti.

laboratorio covid (gettyimages)

Un gruppo di 80 ricercatori sostiene, in una lettera pubblicata sulla rivista The Lancet, che lasciare correre il virus tra le persone sane è “un errore pericoloso, non supportato da alcuna evidenza scientifica”. I firmatari della lettera sono tutti esponenti internazionali con competenze che virano dalla sanità pubblica all’ epidemiologia, dalla medicina e pediatria alla virologia, dalla politica sanitaria alla matematica; la lettera sarà presentata al sedicesimo World Congress on Public Health programme 2020. Quello richiesto a gran voce dagli studiosi sono: “efficaci misure di controllo della trasmissione del virus, affiancate da programmi sociali ed economici”. La lettera arriva come risposta ad un documento chiamato “The Great Barrington” guidato dallo scienziato Jay Bhattacharya, epidemiologo ed esperto di malattie infettive alla Stanford University. In questo documento viene suggerito di lasciare che i virus faccia il suo corso tra i giovani e le persone in buona salute (per età e condizioni mediche). Queste fasce difficilmente potrebbero sviluppare una malattia severa. Basterà quindi proteggere ed isolare coloro che sono più vulnerabili. L’obiettivo finale è quello dell’immunità di gregge che, secondo gli autori, eviterebbe costi sociali e sanitari dovuti ad un nuovo lockdown. Vediamo però perché questa teoria è stata ampiamente criticata.

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Non c’è immunità ma re-infezione

Gli 80 scienziati che proprio in questi giorni hanno bocciato l’immunità di gregge naturale, ci parlano invece di come “la trasmissione incontrollata nei giovani, rischia di portare a una diffusione importante del virus con una mortalità in tutta la popolazione”. “Oltre al costo umano ciò comporterebbe un impatto disastroso sulla forza lavoro mandando in crisi i sistemi sanitari anche per le cure di routine. Tra l’altro definire chi è vulnerabile è decisamente complesso e in alcune aree le persone a rischio rappresentano il 30% della popolazione. Anche perché il rischio di andare incontro a complicanze è possibile anche per i più giovani. In più l’isolamento prolungato di ampie fasce di popolazione risulterebbe praticamente impossibile e altamente immorale”. Gli studiosi evidenziano inoltre, come siano sempre maggiori le evidenze secondo cui l’immunità post-infezione al Covid-19 dura soltanto pochissimi mesi dal contagio, poi svanisce ed il rischio di re-infezione non è remoto. I casi registrati in tutto il mondo sono 23 ed alcuni con esito peggiore rispetto alla prima volta. “I casi di reiezioni ci dicono che non possiamo affidarci all’immunità acquisita tramite l’infezione naturale per ottenere l’immunità di gregge. Questa strategia non solo causerebbe la morte di molte persone, ma neppure funzionerebbe”. Il virus perciò non si arresterebbe ma tornerebbe in nuove ondate ricorrenti. 

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Affidarsi alle restrizioni ed alle regole

Quello che risulta più opportuno per gli 80 specialisti è quello di agire innanzitutto con decisione ed urgenza. Poi espongono anche la necessità di “che le misure che sopprimono e controllano la trasmissione devono essere ampiamente implementate e devono essere supportate da programmi finanziari e sociali che incoraggiano le risposte della comunità e affrontano le disuguaglianze che sono state amplificate dalla pandemia”. Continuano “Restrizioni continue saranno probabilmente necessarie a breve termine, per ridurre la trasmissione e rivedere i sistemi di risposta pandemici inefficaci, al fine di prevedere futuri blocchi. Lo scopo di queste restrizioni è sopprimere efficacemente le infezioni di Sara-CoV-2 a livelli bassi che consentono un rapido rilevamento di focolai localizzati”. Tutto questo per far sì che la nostra vita e la nostra economia, strettamente legate alla diffusione del Covid-19, tornino quasi alla normalità, senza restrizioni generalizzate. 

scienziata (gettyimages)

“L’ottenimento dell’immunità di gregge richiede vaccini sicuri ed efficaci ed una vaccinazione diffusa della popolazione” concludono gli scienziati.

 

 

 

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