Se la scuola chiude o fa lezione a distanza i genitori non hanno il diritto di lavorare in smartworking oppure di fruire del congedo al 50%.
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In base alle norme attualmente in vigore, i genitori di bambini e ragazzi under 14 hanno il diritto di ricorrere al lavoro agile o, in alternativa, a un congedo al 50%, soltanto nel caso in cui il figlio sia posto in isolamento.
Tale possibilità, in veste di diritto del lavoratore subordinato, si deve al decreto legge n. 111/2020, entrato in vigore il 9 settembre.
Infatti, si è voluto così rispondere all’esigenza genitoriale di accudire i figli e, quando possibile (cioè quando le mansioni svolte lo consentano) lavorare in modo agile, dal proprio domicilio o comunque non in sede.
La medesima disposizione è presente nella legge di conversione del decreto legge agosto, entrato in vigore lo scorso 14 ottobre.
Ciò che è cambiato l’ambito di applicazione: la legge di conversione fa riferimento a varie situazioni da cui può derivare la quarantena. Ad esempio: l’attività sportiva di base, l’attività motoria svolta in palestre, piscine, centri e circoli sportivi, sia pubblici che privati, o, ancora, mentre si svolgono lezioni di lingue o di musica.
Ciò che però non è previsto è il diritto di lavorare in smartworking (o di fruire del congedo al 50%) quando i figli sono a casa perchè la scuola chiude o decidere di impartire le lezioni in didattica a distanza.
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Se il figlio segue la didattica a distanza niente diritto allo smartworking
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Oltre ai limiti dati dall’attività stessa esiste un limite dovuto alle risorse economiche disponibili, cioè 50 milioni di euro, che sono ad oggi utilizzabili per finanziare i congedi al 50%.
Tuttavia, questo può non essere sufficiente.
Infatti, non esiste solo l’isolamento fiduciario.
Ad esempio, dal 16 al 30 ottobre, in Campania, sono state sospese le lezioni in presenza nelle scuole primarie e secondarie.
C’è quindi un vuoto normativo.
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E sul punto sarà necessario prevedere una risposta tangibile per le famiglie.
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