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Covid 19

Coronavirus e Spagnola: le due influenze sono diverse, ecco perché

Coronavirus e Spagnola, le due influenze spesso vengono – erroneamente – associate. In realtà sono numerose le differenze tra i due virus.

Spagnola e Coronavirus (foto dal web)

Coronavirus, l’emergenza sanitaria del 2020 viene spesso comparata alla Spagnola. L’influenza avuta il secolo scorso e che ha provocato tra il 1918 ed il 1920 oltre 100 milioni di vittime, sparse nel mondo. Di questi, solo una percentuale elevata di vittime si registrò in Italia, quasi 400 mila. Secondo gli esperti, il Covid-19 sarebbe meno pericoloso della Spagnola, in primis valutando il numero dei contagiati, oltre mezzo miliardo di persone nel ‘900.  Presentando quindi una maggiore letalità rispetto al virus che sta mettendo l’intero pianeta in ginocchio dall’inizio del 2020, la spagnola infatti secondo quanto riportato dalle documentazioni del periodo, uccise fra il 10% ed il 20% delle persone infette.

«Se non ci fossero degli interventi adeguati, la mortalità generale potrebbe aumentare, anche molto» questo è quanto dichiarava agli inizi della diffusione del virus Gianni Rezza direttore del dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità.

LEGGI ANCHE -> Covid 19, nuovo DPCM: le parole di Giuseppe Conte – LA DIRETTA

Coronavirus e Spagnola, le vittime delle rispettive infezioni: un confronto

Spagnola e Coronavirus, un confronto del personale sanitario (foto dal web)

Molto importante è infatti la velocità con la quale si prende in mano la situazione: ab origine, la colpa della Cina è stata quella di intervenire solo dopo un mese e mezzo dalla comparsa della malattia. In questa nuova ondata del virus, il Governo proprio ieri ha emanato l’ultimo DPCM per evitare – come ha dichiarato Conte in più occasioni – di arrivare a livelli estremi come la Francia che non riuscirebbe più controllare la situazione.

Una differenza sostanziale tra le due influenze riguarda le vittime: nel caso della Spagnola infatti i decessi colpivano maggiormente gli adulti di età inferiore ai 65 anni. Tendenza diversa rispetto al Covid dove la maggior parte sono persone più grandi, definiti soggetti a rischio per via di altre patologie.

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I giovani di ieri ed oggi (foto dal web)

Ovviamente occorre tenere in considerazione un altro dato importante. Gli strumenti a disposizione erano diversi: nel ‘900 non vi erano i reparti di terapia intensiva utili per assistere i pazienti più gravi.

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