Gli attuali contagiati dal Covid-19 apparterrebbero ad una categoria di popolazione differente rispetto a quella della prima fase dell’emergenza: più giovani e quindi colpiti meno gravemente.
Saremmo dinnanzi ad una mutata fase di contagi da Covid-19 rispetto a quella delle prima emergenza. A parlare sono i dati dai quali si evince che i casi positivi, oggi, appartengono ad una nuova categoria di popolazione più giovane e meno colpita gravemente.
Attualmente, infatti, i positivi ed i soggetti ricoverati in terapia intensiva risultano avere un’età inferiore di quelli registratisi a marzo ed aprile. Lo screening del virus ha mostrato dunque, un’inversione captata dal Sistema Sanitario che adesso è sicuramente più preparato. A confermarlo sarebbero diversi primari ed esperti che stanno combattendo contro il virus in prima linea. Proprio loro hanno effettuato un raffronto sul campo rispetto ai mesi primaverili di quest’anno.
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Sarebbero più giovani e quindi colpiti in maniera meno aggressiva gli attuali contagiati da Covid-19. Rispetto alla prima fase emergenziale il Sars-Cov2 starebbe attingendo da un altro bacino che fa rilevare il cambio di tendenza tra i casi ed i ricoveri in terapia intensiva rispetto alla prima fase dell’emergenza.
Una modifica al “soggetto tipo” che ovviamente incide anche sul tasso di letalità ed aggressività di manifestazione del virus. La differenza tra oggi e la scorsa primavera consiste anche in un altro fattore. Adesso il Sistema Sanitario è più preparato quindi riesce a captare meglio rischi e casi.
Stando a quanto riferisce la redazione de Il Giornale, i reparti di rianimazione sono vigili e puntano già lo sguardo al futuro. A preoccupare resta come sempre la possibilità di una saturazione delle strutture sanitarie. Ipotesi non così tanto remota se si considera che i posti letto su tutto il territorio nazionale sono poco più di 6.600, numero che potrebbe raggiungere le 10mila unità se le autorità locali decideranno di accettare le forniture straordinarie concesse da Domenico Arcuri.
Una valutazione in merito alla nuova categoria di soggetti contagiati, riporta Il Giornale, l’ha effettuata il professore Paolo Malacarne. Il direttore del reparto Covid dell’Ospedale Santa Chiara di Pisa ha confermato l’inversione di tendenza: un dirottamento su soggetti più giovani che di norma manifestano il virus in maniera meno grave. Nel corso della prima fase dell’emergenza, prosegue, i pazienti erano over 60, oggi invece sono capitati anche casi di persone di 50 anni. Un dato, afferma, altamente indicativo del mutamento.
Quanto alle conseguenze del virus sui polmoni, ha detto Malacarne però non si sarebbe rilevato alcun cambiamento. Le tac non sarebbero così diverse da marzo.
Dello stesso avviso il professor Sergio Livigni di Torino. Il primario del reparto di rianimazione dell’Ospedale S.Giovanni Bosco di Torini è concorde nel ritenere che l’età dei soggetti colpiti si sia abbassata. Ha aggiunto però che adesso bisogna fare i conti anche con altre malattie il che rende il frangente più complesso.
Sull’efficienza del Sistema Sanitario si è, invece, espresso Massimo Antonelli, primario del reparto di anestesia dell’Ospedale Gemelli di Roma. Il membro del Comitato Tecnico Scientifico, riferisce Il Giornale, avrebbe sì affermato che l’attuale risalita dei casi va assolutamente contenuta. Ma al contempo ha rilevato come ora le strutture sanitarie siano in grado di scovare prima i casi e di conseguenza trattarli sul nascere. Ciò implica una minor gravità delle conseguenze.
Sulla tenuta del comparto tentenna Fiorentino Fraganza, primario del Cotugno di Napoli. Il dirigente del nosocomio del capoluogo campano avrebbe affermato che il reparto di rianimazione sarebbe ormai saturo da giorni.
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In sostanza, quindi, l’attuale quadro sarebbe nettamente migliore rispetto a quello di marzo ed aprile per due ordini di ragioni. L’abbassamento dell’età dei contagiati i quali sviluppano una manifestazione del virus meno grave e una miglior preparazione del Sistema Sanitario.
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