Pasta. Il piatto principe della cucina tradizionale italiana. In occasione della Giornata mondiale il 25 ottobre vediamo alcune curiosità che la riguardano
La pasta non fa ingrassare. Lo ha detto qualche mese fa uno studio reso pubblico sulla rivista scientifica Frontiers in Nutrition che ha analizzato le abitudini alimentari sia di adulti che bambini.
A capo della ricerca americana il dottor Yanni Papanikolaou, docente presso l’Università di Toronto e vicepresidente della società di ricerca Nutritional Strategies, che ha indagato nello specifico le associazioni intercorrenti tra consumo di pasta e assunzione di nutrienti. La ricerca ha interessato 323 ragazzi sotto i 18 anni e 400 adulti con un’età superiore a 19 anni, tutti di nazionalità americana.
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Dallo studio è emerso che queste persone mangiando pasta avevano un’assunzione giornaliera inferiore di grassi saturi e zuccheri aggiunti ma anche un maggior apporto di ferro, magnesio, fibre alimentari e vitamina E.
La pasta è un piatto simbolo della cucina italiana, ma sotto questo universo sono centinaia i formati esistenti e le varietà prodotte dai molti pastifici italiani e la Penisola ancora oggi si divide con Roma a far da spartiacque tra chi la preferisce liscia o ruvida per raccogliere meglio il sugo. Domenica 25 ottobre si celebrerà il World Pasta Day e noi volevamo parlare di alcuni miti e leggende che la riguardano.
Ultimo in ordine di tempo la diatriba pasta liscia vs rigata emersa durante il lockdown quando nessuno consumava la prima e rimasta invenduta nei supermercati della Penisola. La pasta rigata sarebbe solamente una sorta di difetto di fabbricazione che però è entrato grazie al marketing e alla pubblicità del dopo guerra nelle case dei consumatori. Moltissimi chef sostengono che la consistenza della pasta liscia sia anche più uniforme e che anche in cottura risulti poi altrettanto omogenea.
Nel 2020 si festeggiano anche i 10 anni del riconoscimento dalla “Dieta Mediterranea”
Il World Pasta Day è stato istituito nel 1995, in occasione della riunione del World Pasta Congress durante i quale gli esperti di nutrizione di tutto il mondo concordarono sul valore di questo alimento e decisero di promuoverne il consumo a livello globale.
Quest’anno cade anche il 10° anniversario del riconoscimento della Dieta Mediterranea come Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco, e la pasta fa parte a pieno titolo di questo regime alimentare, non solo del Sud Italia ma della Penisola intera dove se ne consumano circa 23,5 kg pro capite all’anno. All’estero il consumo pro capite di pasta si attesta intorno ai 9 kg all’anno negli USA, 8 kg in Francia e Germania e 3,5 kg nel Regno Unito.
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La pasta è stato uno dei primi piatti venduto come street food nei quartieri poveri di Napoli – da qui il detto spregiativo “mangiamaccheroni” – perché bene di poco valore e di facile realizzazione grazie all’abbondanza della materia prima, si pensi infatti che i maccheroni erano venduti su pezzi di carta oleata (l’attuale cuoppo), conditi con abbondante formaggio filante e mangiati con le mani direttamente in strada. La pasta diventerà un cibo da casa solo dopo l’invenzione della forchetta a quattro rebbi ad opera del ciambellano di corte Gennaro Spadaccini nel 1770.
Ma la pasta al pomodoro quando è nata? Dobbiamo considerare che il pomodoro viene importato dalle Americhe in Italia solo a fine Quattrocento però per molto tempo è usato solo come pianta ornamentale. Inizialmente usato per condire il ragù, l’incontro del pomodoro con la pasta sembra risalire al 1807, quando trova posto nel ricettario del cuoco Francesco Leonardi che creò i “Maccaroni alla Napolitana” come li conosciamo ora.
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