Un recente studio ha dimostrato che riducendo l’inquinamento è possibile in maniera direttamente proporzionale diminuire il rischio di disturbi mentali.
Uno studio a dir poco rivoluzionario in tema inquinamento proviene da Oltre Manica. A Londra un gruppo di scienziati avrebbe rilevato che l’aumento di diossido d’azoto avrebbe incrementato il rischio di malattie mentali del 39% Ridurne i livelli significherebbe, quindi, anche far calare le possibilità che i cittadini vengano colpiti da tali disturbi. A riportare la notizia il The Guardian.
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Disturbi come ansia e depressione aumenterebbero allorquando il cittadino sarebbe maggiormente esposto ad inquinamento dell’aria. A dimostrarlo uno studio condotto nel Regno Unito e divulgato dalla nota redazione del The Guardian.
Uno studio unico nel suo genere che avrebbe scoperto come un aumento dell’NO2 innalzerebbe del 39% il rischio di andare incontro a disturbi mentali. Secondo gli esperti, coloro i quali abitano in zone altamente inquinate dal traffico veicolare sarebbero esposti al doppio del rischio di venire colpiti da questo genere di malattie. Vero è che la maggior parte di tale patologie ha origini genetiche ad esempio, ma a differenza di tale causa, ove non è possibile operare misure di prevenzione, di converso per l’inquinamento è possibile.
Per tale ragione, hanno spiegato gli esperti, ridurre l’inquinamento atmosferico potrebbe significare adottare misure in grado di scongiurare eventuali manifestazioni di disturbi psichiatrici.
L’aver sottovalutato l’influenza negativa dell’inquinamento sulla mente umana, è stato un gran deficit della comunità scientifica, almeno sino ad oggi. La rivoluzionari ricerca ha, infatti, collegato la scarsa qualità dell’aria respirata all’incremento dei tassi di suicido nonché la correlazione sussistente tra il crescere in zone con poco verde e disturbi mentali. In linea, quindi, con precedenti studi in forza dei quali si era scoperto un nesso tra demenza ed inquinamento.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista specializzata Social Psychiatry and Psychiatric Epidemiology ove ne è stato spiegato il metodo di realizzazione. Per valutare gli effetti dell’inquinamento sulla psiche sono stati somministrati dei questionari, per 5 anni, ad un gruppo di mille persone residenti a Southwark ed a Lambeth.
Ad essere prese in considerazione un numero ampissimo di variabili. Oltre alle anagrafiche, infatti, anche le abitudini, le tipologie di strade più di consueto percorse nonché anche l’inquinamento acustico. Le zone raffrontate tra loro hanno fatto emergere che ove il diossido d’azoto superava di soli 3 microgrammi per metro cubo le saturazioni, i rischi di disturbi mentali aumentavano del 39%
Questo studio, dunque, funge da importante apripista sul tema che andrà ulteriormente approfondito. Di certo, però, che bisognerà attuare delle misure per arginare il fenomeno è cosa certa. La correlazione, infatti, tra morti premature ed inquinamento è ormai nota.
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Bisogna, dunque, agire non soltanto preoccuparsi avrebbe affermato un coordinatore dello studio. I cittadini devono pretendere dai propri Governi maggior attenzione sul tema.
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M.S.
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