“Revenge porn”: è così che viene definita la vendetta di alcuni uomini, che fanno circolare sul web immagini e video piccanti delle loro ex ragazze.
Si indaga da anni
La Procura della Repubblica e la Polizia Postale di Napoli stanno da anni indagando per estirpare questo fenomeno. Si tratta di una vera e propria mercificazione nei confronti di alcune ragazze, vittime di un’agghiacciante vendetta da parte degli ex: quest’ultimo mettono in circolazione sul web video e foto piccanti delle stesse, offrendo al pubblico dei social un’intimità violata.
Tra le vittime, moltissime minorenni, alcune delle quali hanno anche tentato il suicidio. A nulla sono valsi gli appelli delle rispettive famiglie: la lentezza burocratica non riesce a contrastare il terrificante fenomeno.
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È un vero e proprio “Do ut des” il meccanismo che, da diversi anni, sembra essersi insinuato all’interno di alcuni gruppi social: per visionare contenuti pornografici, le persone sono chiamate a loro volta a postarne degli altri. Le protagoniste, il più delle volte, sono le ex fidanzate di queste persone, tra l’altro spesso minorenni.
L’avvocato Sergio Pisani, legale di una delle tante vittime di questa “berlina pornografica”, ha asserito quanto segue: “Va immediatamente fermato questo assurdo sistema“. A dargli manforte, anche l’avvocato Roberta Fogliamanzillo, la quale ha lamentato la lentezza delle operazioni burocratiche. Ciò sarebbe dovuto al fatto che le sedi legali di questi social non si trovano in Italia.
“Per i social è facile risalire a tutti coloro che stanno seguendo queste pagine e alle immagini illegali che mano mano vengono pubblicate” – hanno dichiarato entrambi gli avvocati. Un’allusione non troppo velata, dunque, al fatto che forse gli organi di competenza non stanno facendo abbastanza per tutelare queste ragazze.
La Procura della Repubblica e la Polizia Postale di Napoli stanno facendo tutto il possibile per impedire la trasmissione di tali contenuti intimi. Le famiglie delle giovani ragazze, intanto, lanciano un grido di appello: le loro figlie sono da tempo recluse in casa, incapaci di sopportare una simile vergogna.
E, a qualcuna di loro, è balenata anche l’idea di farla finita. “Bisogna intervenire prima che sia troppo tardi” – ribadiscono i legali.
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