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Rinnovabili, la feccia del vino usata per il fotovoltaico

Quando si dice che del vino non si butta via nulla significa che si può produrre energia termica anche dagli scarti di lavorazione di questo prezioso prodotto

Pannelli fotovoltaici (foto dal web)

Nel 2019 il solare fotovoltaico italiano ha prodotto 23.689 GWh un aumento del +4,6% rispetto l’anno precedente. Nello specifico, nel 2019 sono stati aggiunti 750 MW solari, un valore quasi doppio rispetto al 2018, per un totale di oltre 58mila nuove installazioni. L’incremento porta la capacità fotovoltaica italiana a quota 20.865 MW, per un numero di impianti totali superiore agli 880mila.

In Italia – spiega il GSE (Gestore Servizi Energetici) in una nota stampa – la quasi totalità degli impianti del settore domestico sono in autoconsumo” dove per autoconsumo si intende quella parte di energia prodotta che non viene immessa in rete ma direttamente utilizzata nel luogo stesso di produzione. In questo campo, gli autoconsumi nel 2019 risultavano pari a 4.718 GWh, ossia quasi il 20% della produzione del fotovoltaico in Italia.

Se vi dicessero che dalla feccia di vino è possibile produrre energia restereste sorpresi? Non è la prima volta che la ricerca sui pannelli solari organici si affida a elementi naturali estratti da piante, fiori e foglie, in particolare i pigmenti colorati che da questi si estraggono.

L’Università di Tor Vergata di Roma già alcuni anni fa lanciò il progetto “Chose”, Centre for Hybrid and Organic Solar Energy, volto alla ricerca ed allo sviluppo delle tecnologie organiche applicate alle cellule fotovoltaiche, utilizzando i pigmenti di mirtilli e melanzane. Quindi un’iniziatica volta a produrre energia rinnovabile recuperando uno scarto di produzione e trasformandolo in una risorsa pulita per l’ambiente, che rientra quindi nella cosiddetta “economia circolare” tanto di punta negli ultimi anni e incentivata da sempre maggiori Governi.

Cheers “rappresenta un’alternativa valida ai sistemi tradizionali”

Feccia del vino (foto dal web)

L’ultimo in ordine di tempo è il progetto “Cheers” che si occupa del recupero e la valorizzazione di scarti del vino, la “feccia”, ovvero il residuo che si deposita nelle vasche di lavorazione del vino – ricco di colorante naturale – e lo trasforma in materia prima valorizzata per ottenere componenti dedicate alle celle solari fotovoltaiche a colorante organico, le celle di Gräetzel.

I pigmenti colorati catturano la luce del sole e la trasmettono al circuito sotto forma di elettroni, che successivamente saranno tramutati in corrente elettrica rinnovabile e sostenibile, simulano in pratica ciò che avviene in natura con la fotosintesi clorofilliana.

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Elisa Moretti, professoressa di Chimica Inorganica al Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi di Ca’ Foscari, ha spiegato che questo progetto “rappresenta un’alternativa valida ai sistemi tradizionali (celle al silicio) sia per vantaggio economico, sia per metodologie costruttive eco-friendly, che permettono un riciclo a basso impatto ambientale, sia per l’efficienza di conversione energetica in caso di clima nuvoloso o illuminazione artificiale”.

Dal vino all’elettricità: il progetto Intel

Elettrodi e vino (foto dal web)

Un paio di anni fa, nei laboratori della Intel New Devices, la famosa e grande corporation statunitense produttrice di microprocessori e circuiti di supporto informatico e per le telecomunicazioni, è stato dato il via ad un altro incredibile progetto sempre a tema vino: l’accensione del microprocessore di un personal computer ottenuta esclusivamente grazie all’alimentazione fornita da un bicchiere di rosso, quindi si creò elettricità dall’alcol.

Ciò è stato possibile grazie all’inserimento in un bicchiere di vetro, contenente del comune vino rosso, di due elettrodi i quali, per reazione a contatto con la bevanda fermentata (acido acetico), hanno favorito la produzione di un quantitativo di elettricità sufficiente all’alimentazione di un microprocessore a bassa potenza, comportante l’avvio di un programma grafico con display e-ink.

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Vino (foto dal web)

Intel New Devices è al lavoro con questi progetti per costruire nuove opportunità di business nei mercati soprattutto dell’Est, in particolare quello dei dispositivi portatili e indossabili (orologi e occhiali), per una tecnologia studiata per avere un basso consumo e alto risparmio energetico, capaci di alimentarsi con estrema semplicità e senza l’utilizzo della rete elettrica.

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